Tragedia di Cutro. Rete 26 febbraio: Sabato marcia silenziosa sulla spiaggia di Steccato
“La strage di #Cutro (QUI) non è stato un incidente imprevedibile. È solo l’ultima di una lunghissima serie di tragedie che si dovevano e si potevano evitare”.
Esordisce così la nota delle associazioni unitesi sotto la sigla di Rete 26 febbraio - prendendo il nome proprio da quel triste giorno in cui è avvenuta la disgrazia - e nella quale annunciano una mobilitazione che si concretizzerà sabato 11 marzo quando alle 14.30 gli aderenti e chiunque voglia partecipare, saranno sulla spiaggia di Cutro pe runa marcia silenziosa che avrà lo scopo di esprimere la propria indignazione e solidarietà alle vittime.
“La manifestazione - affermano dalla Rete - è il primo importante appuntamento nazionale di un percorso di iniziative e mobilitazioni che le reti che la promuovono intendono organizzare affinché queste politiche invertano rotta”.
“A chi non potrà essere a Steccato di Cutro chiediamo di mobilitarsi online scattandosi una foto con la fascia bianca al braccio e pubblicarla sui social con l’hashtag #fermarelastrage”, precisano.
“Le persone che partono dalla Turchia, dalla Libia o dalla Tunisia - si legge nella nota comune - sono obbligate a farlo rischiando la vita a causa dell’assenza di canali sicuri e legali di accesso al territorio europeo. I governi hanno concentrato i loro sforzi solo sull’obiettivo di impedire le partenze, obbligando chi fugge da guerre, persecuzioni e povertà a rivolgersi ai trafficanti”.
“Se le persone morte nel mare davanti a Cutro avessero potuto chiedere e ottenere un visto umanitario non avrebbero rischiato la vita. Se ci fosse stato un programma di ricerca e salvataggio europeo o italiano, quel terribile naufragio si sarebbe potuto evitare” sbottano dalla Rete.
“Sulle responsabilità delle autorità competenti indagherà la magistratura. Ma chi ha responsabilità politiche, in primo luogo il governo, non può ribaltare la realtà e scaricare sulle vittime il peso di una strage che ha visto la perdita di 70 esseri umani che si potevano e si dovevano salvare”, concludono.
Rete 26 febbraio chiede insomma un’indagine che faccia chiarezza su quanto è successo; l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi di frontiera; così come la realizzazione immediata di un programma europeo di ricerca e salvataggio in tutto il Mediterraneo, sollecitando anche il governo italiano a chiedere agli altri Stati membri di implementare questo programma.
Inoltre, si chiede di attivare i visti umanitari previsti dal Regolamento Europeo dei Visti, consentendo così alle persone in fuga da guerre e violenze l’attraversamento delle frontiere europee in sicurezza e legalità; di attivare ogni via d’accesso complementare, a partire dai reinsediamenti, dai corridoi e da altre forme di sponsorship e di ampliare i canali regolari di ingresso, senza usare questi strumenti per giustificare politiche di chiusura e respingimenti delegati a governi non UE.
Infine, di fermare ogni iniziativa e programma di esternalizzazione delle frontiere e di promuovere accordi bilaterali condizionati dal rispetto dei diritti umani e non dal controllo dei flussi migratori.