Il declino dell’imprenditoria giovanile in Italia
L’invecchiamento della popolazione Italiana è un problema molto discusso negli ultimi anni, e si stanno pian piano mostrando anche le sue conseguenze. Infatti l’imprenditoria giovanile ha subito un calo drastico rispetto agli anni pre-pandemici, vediamo quindi insieme cosa è successo e qual è la situazione attuale del Bel Paese.
In Italia sono 36mila le imprese giovanili perse negli ultimi tre anni, dato più che negativo soprattutto in un periodo di tempo così ristretto. Ma la situazione è ancora più drammatica se si considera il periodo di tempo che parte dal 2011, infatti da quel momento sono ben 185mila le imprese giovanili che ad oggi non esistono più.
La situazione delle imprese giovanili nelle varie regioni
Nel corso degli ultimi anni, l'imprenditoria giovanile in Italia ha visto un calo significativo. La situazione risulta essere particolarmente critica in alcune regioni del Nord, come il Friuli Venezia Giulia, dove le imprese giovanili pesano solo per il 7,3% sul totale di quelle attive. Per quanto riguarda il Sud Italia, invece, sembra che gli under 35 siano più intraprendenti, infatti le imprese giovanili pesano in media di più rispetto al totale sul territorio.
Questa situazione si rivela essere critica soprattutto perché in Italia, negli ultimi dieci anni, le imprese giovanili hanno giocato un ruolo determinante. Infatti rispetto alla componente non giovanile, che ha fatto registrare saldi negativi, le imprese giovanili hanno sempre fatto registrare saldi positivi all’economia del Paese, garantendo così un contributo fondamentale. Se non ci fosse stato tale aiuto da parte degli imprenditori under 35, quindi, l’economia Italiana avrebbe subito un duro colpo. Ma considerata la situazione critica dell’imprenditoria giovanile attuale, non è per niente sicuro che negli anni a venire si riesca ad ottenere lo stesso risultato.
In termini geografici, le regioni centrali dell'Italia sono state le più colpite dall'arretramento delle imprese giovanili attive sul territorio. Marche, Abruzzo, Toscana, Molise e Umbria sono infatti le prime cinque regioni in ordine di arretramento percentuale, con una media del 29%. L’unica eccezione è rappresentata dal Trentino-Alto Adige, la cui componente giovanile nelle imprese è cresciuta del 6,5% negli ultimi dieci anni. Tuttavia, la situazione nel resto del paese continua a destare preoccupazione.
L’impatto del declino dell’imprenditoria giovanile sui settori industriali
L'imprenditoria giovanile è cresciuta negli ultimi dieci anni soltanto in quattro settori, ma con una crescita complessiva molto lenta e non elevata, non superando le 5.000 unità.
I settori sono, in ordine crescente:
- attività finanziarie e assicurative (+3,7%)
- istruzione (+6,3%)
- attività professionali, tecniche e scientifiche (+7,36%)
- noleggio e servizi alle imprese (+11,8%).
Ci sono molti altri settori, però, in cui le imprese giovanili hanno subito importanti cali. Ad esempio, nel settore delle costruzioni, il numero di imprese giovanili è diminuito del 46,6% tra il 2012 e il 2021, mentre nel settore manifatturiero è diminuito del 33%.
Persino il commercio, che costituisce più del 25% delle imprese giovanili in Italia, ha subito un calo del 25% tra il 2011 e il 2020.
Le possibili cause del declino
Una delle motivazioni principali del calo del numero di imprese giovanili in Italia è sicuramente rappresentata dall’invecchiamento della popolazione, ma non è l’unica.
Infatti anche la difficoltà a garantire un ricambio generazionale adeguato rappresenta un problema strutturale che affligge molte imprese a proprietà familiare, o ancora, anche il forte rincaro energetico causato dal conflitto tra Russia e Ucraina ha avuto un impatto su molte realtà.
Infine, è necessario precisare che gli incentivi disposti da parte delle regioni per i giovani imprenditori si rivelano spesso essere pochi e soprattutto non convenienti.
Le tipologie di imprese preferite dai giovani
Secondo gli esperti de Il Sole24Ore, il 70% delle imprese a conduzione giovanile sono ditte individuali.
Questo trend può avere diverse cause. Prima di tutto, le ditte individuali rappresentano un’opzione più semplice per l’avvio di un’attività imprenditoriale rispetto ad altre tipologie di società, come una Società a Responsabilità Limitata o una SRLS, che invece richiedono adempimenti burocratici più complessi.
Le ditte individuali offrono vantaggi fiscali e contributivi, cosa che le rende convenienti per i giovani imprenditori che spesso dispongono di capitali limitati.
In conclusione, il declino dell’imprenditoria giovanile in Italia rappresenta un fenomeno preoccupante e difficile da superare, tuttavia è possibile considerarlo come un’opportunità per riflettere su quelle che sono le politiche economiche e sociali necessarie per poter invertire la rotta.