Inchiesta Rende, amministrazione comunale scrive al Prefetto e chiede acceso agli atti
“Auspichiamo che questa nostra azione divenga invito ad aderire ai principi costituzionali e apra la strada alla possibilità di avere un contraddittorio ad ulteriore tutela delle garanzie difensive”.
Così il sindaco di Rende, Marcello Manna in merito all’invio della missiva al Prefetto di Cosenza, Vittoria Ciaramella, con la richiesta di accesso agli atti.
All’ente, il 30 settembre scorso, è stata nominata la commissione di accesso (QUI), quando a seguito dell'operazione Reset (QUI) si scatenò un vero e proprio terremoto nell'asset politico ed amministrativo, coinvolgendo perfino lo stesso Manna (QUI).
La stessa commissione ha poi completato gli accertamenti il 6 aprile di quest’anno. “Come ben saprà - afferma il sindaco rivolgendosi ancora al Prefetto - l'esperienza di attuazione della legge, che interessa lo scioglimento dei Consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso o similare, ha da sempre dimostrato di necessitare di alcune opportune modifiche, tutte orientate verso una maggiore garanzia ed un migliore bilanciamento degli interessi coinvolti”.
“A tal proposito, infatti, già nel 2014 – prosegue Manna - il ‘Rapporto per una moderna politica antimafia a cura della Presidenza del Consiglio dei ministri’ ne metteva in luce i limiti e, con questi, le esigenze di riforma. Inoltre, in tempi recentissimi, sono intervenuti sia il Consiglio di Stato (sent. n. 19 del 25.09.2020) che la Corte Costituzionale (dec. n. 180 del 19.07.2022), organo supremo posto a tutela delle garanzie fondamentali dell'individuo, la quale - in tema di legislazione antimafia - ha affermato ‘che, in realtà, la disciplina sull'informazione antimafia non escluderebbe totalmente il contraddittorio... e precludere al destinatario... sembrerebbe integrare la violazione dell'art 24 della Costituzione’, con ciò - anche e soprattutto nel rispetto dell'art 3 della Costituzione - confermando il merito indubbio di una rimeditazione da parte del Legislatore”.
Mentre il Consiglio di Stato, nella stessa sentenza, ha affermato che “all'interno della fattispecie giuridica generale dell'accesso, due anime che vi convivono danno luogo a due fattispecie particolari di cui una (e cioè quella relativa all'accesso così detto difensivo) può addirittura operare quale eccezione al catalogo di esclusioni prevista per l'altra (e cioè l'accesso partecipativo), salvi gli opportuni temperamenti in sede di bilanciamento di interessi”
Dopo queste premesse, nella missiva l’amministrazione fa presente che la recente proposta di legge “- presentata in Senato in questa Legislatura (la n. 263 - C.696) e comunicata alla Presidenza in data 26 ottobre 2022 - evidenzia la forte incidenza dei provvedimenti di scioglimento sulla autonomia degli enti locali e, nello stesso tempo, chiede - in virtù di quanto sopra ribadito - proprio la modifica del comma 3 dell'art 143 T.U.E.L. Risulta del tutto evidente che, in caso di approvazione del disegno di legge in parola, si realizzerebbe una modifica (rectius, integrazione) molto importante della normativa vigente, in direzione di una estensione delle garanzie defensionali per un più completo contraddittorio, della quale non può non tenersi conto sin da subito”.
“Più in particolare - continua la lettera - la proposta sopra indicata intende prevedere la possibilità per il rappresentante legale dell'Ente locale di fornire le proprie controdeduzioni ed essere sentito, prima della determinazione del Prefetto (sulla procedibilità della eventuale domanda di scioglimento) e, quindi, ben prima che gli atti passino alle fasi successive. Peraltro, la suddetta modifica andrebbe a prevedere l'istituzione legislativa di una eventualità, la quale - comunque - attualmente non risulta essere normativamente preclusa: anzi che è da ritenere consentita alla luce di una interpretazione costituzionalmente orientata della vigente disciplina”
“A tutto ciò, sempre a proposito dei limiti di segretezza degli atti, si aggiunga che il procedimento penale dal quale ha originato l'accesso della Commissione all'interno del Comune risulta essere concluso per la fase delle indagini, atteso che è stato notificato avviso di conclusioni delle indagini ex art.15 c.p.p. Ciò rileva ai fini della mancanza dell'obbligo di segretezza richiamato dalla normativa in oggetto. Alla luce di queste brevi considerazioni si chiede di essere autorizzati ad accedere agli atti che verranno a Lei prodotti dalla Commissione d'accesso, dei quali si chiede di prendere visione e di cui si fa richiesta di poter estrarne copia. Si chiede altresì di essere audito per fornire eventuali chiarimenti e spiegazioni rispetto a quanto a Lei trasmesso dalla stessa Commissione”.
In base a tutto ciò, pertanto si chiede per ultimo di sollevare dinanzi al Ministro competente la questione della opportunità di sospensione del procedimento in corso, “nell'attesa di conoscere l'esito che avrà la proposta di legge presentata in Senato e già sopra menzionata, ovvero di essere autorizzati dallo stesso Ministro ad integrare una forma di contraddittorio cosi come delineata con la presente richiesta”, conclude Manna