Cinque anni fa l’omicidio Sacko, Usb: è momento del ricordo, continua lotta contro sfruttamento

Reggio Calabria Attualità

Sono trascorsi cinque anni dall’assassinio di Soumaila Sacko (QUI), il migrante, bracciante e attivista sindacale dell’Unione Sindacale di Base, ucciso a trent’anni, il 2 giugno del 2018, da un colpo di fucile che lo attinse mortalmente alla testa mentre si trovava in località “ex Fornace” di San Calogero, nel vibonese.

La vicenda processuale si è conclusa con la sentenza della Cassazione che condanna in maniera definitiva Antonio Pontoriero per omicidio volontario.

“Quella che certamente non ha trovato finecommentano però dall’Usb - è la lotta per migliorare le condizioni di vita degli stranieri presenti nel nostro territorio. Anzi, queste condizioni sono addirittura peggiorate”.

Per questo, per non dimenticare, la Sigla, ha organizzato per venerdì prossimo, 2 giugno, a San Ferdinando una manifestazione in memoria del giovane attivista.

A mezzogiorno verrà dunque deposto un mazzo di fiori ai piedi della statua a lui dedicata e installata sul lungomare. Alle 15, invece, ci si sposterò all’ostello sociale Dambe So, “alternativa reale al modello disumanizzante dei ghetti”, per un momento di confronto insieme a delegati Usb dai vari campi come della logistica - altro settore che vede un enorme impiego di manodopera straniera -, del Movimento Migranti e Rifugiati e di associazioni e operatori impegnati nel contrasto a ogni forma di razzismo.

Il miglior modo per ricordare Soumaila – affermano dal sindacato - è continuare il percorso di organizzazione dei lavoratori migranti.

Per la regolarizzazione di tutti lavoratori migranti. Per migliori condizioni di lavoro. Per una migliore condizione abitativa”

Secondo l’Usb, “La tragedia di Cutro del febbraio scorso (QUI) ha rappresentato in maniera netta il fallimento delle politiche migratorie italiane ed europee, mentre il decreto che, crudelmente, nasce sull’onda di questa sciagura, contribuirà a riportare nella irregolarità e nello sfruttamento lavorativo migliaia di lavoratori stranieri”.

“Eppure viene precisato - nonostante il clima politico e sociale non certo favorevole, sta crescendo nel nostro Paese il protagonismo delle comunità migranti come quello delle seconde generazioni: la riuscita della manifestazione ‘Non sulla nostra pelle’ del 28 aprile a Roma ne è il chiaro esempio”.