Ancora un’aggressione in carcere, poliziotto preso a pugni in faccia a Catanzaro
Ancora un’aggressione in carcere, questa volta nella Casa Circondariale di Catanzaro e a subirla un assistente della Polizia penitenziaria assalito da un detenuto.
Lo denuncia Roberto Santini, segretario generale del Sinappe, il Sindacato Nazionale Autonomo Polizia Penitenziaria, riferendo come il fatto si sia verificato nella tarda mattinata di oggi quando un detenuto straniero con problemi psichiatrici, ristretto in una sezione detentiva fuori dal circuito medico predisposto allo scopo, mentre si recava nell’area esterna per fruire dei locali passeggi, si sarebbe presentato davanti alla camera di un altro detenuto con fare violento e minaccioso.
È stato allora che l’agente, volendo intervenire, ha cercato di parlare con l’uomo per capire le motivazioni del gesto e tentando di dissuaderlo a compiere gesti violenti.
Nel frattempo è giunto in aiuto un altro agente insieme al quale si è riusciti a condurre il detenuto verso l’area esterna quando all’improvviso, senza proferire parola lo stesso ha sferrava un pugno in faccia al poliziotto, ferendolo allo zigomo e inveendo verbalmente con frasi sconnesse. Solo grazie all’intervento del collega si è riuscito ad evitare il peggio.
“Per il Poliziotto penitenziario è stato necessario il trasporto al Pronto soccorso dell’ospedale cittadino e dimesso dopo qualche ora con un trauma allo zigomo e alla mandibola con una prognosi iniziale di 10 giorni” racconta Santini.
Il segretario aggiunge poi che più volte il Sinappe ha segnalato aggressioni in tutta Italia, “tutte conseguenza di una gestione fallimentare di detenuti con problematiche psichiatriche che non è idonea a sostituire le cure mediche di cui necessitano”.
“La cronica carenza di personale di Polizia penitenziaria ed il sovraffollamento - aggiunge il sindacalista – non consentono la tutela dell’incolumità fisica degli agenti; le continue aggressioni forse lasciano che l’opinione pubblica sia assuefatta da queste notizie, ma chi svolge quotidianamente questo lavoro vorrebbe delle soluzioni tangibili che consentano tranquillità professionale e familiare, invece questi accadimenti fanno sì che ad aumentare siano solo i timori e la paura di essere aggrediti ancora una volta” conclude Santini.