Accoltellò uomo durante lite a Sellia, rinviato a giudizio
È stato mandato sotto processo Gaetano Filippis, il giovane di Sellia Superiore (Cz), che sferrò una coltellata all'uomo il quale, secondo la difesa, stava aggredendo suo padre. Lo ha deciso oggi il giudice dell'udienza preliminare di Catanzaro, Emma Sonni, che ha rinviato Filippis a giudizio, come richiesto in aula dal pubblico ministero Gerardo Dominijanni. L'imputato dovrà difendersi al processo che avrà inizio il 21 settembre prossimo, nel quale sarà difeso dagli avvocati Piero Mancuso ed Eugenio Perrone, punteranno a sostenere la sussistenza della scriminante della legittima difesa. Al dibattimento sarà presente anche l'uomo ferito da Filippis, Andrea Maretta, che si e' costituito parte civile.
Lesioni e porto ingiustificato di coltello le accuse che gravano su Filippis, dopo la modifica dell'iniziale capo d'accusa che era quello di tentato omicidio. Un'accusa ridimensionata a seguito della perizia disposta dal giudice per le indagini preliminari Camillo Falvo ed acquisita con incidente probatorio, nella quale la dottoressa Federica Colosimo escluse che il fendente che colpì Maretta fosse idoneo ad uccidere. I fatti oggetto del processo risalgono al 13 aprile 2009, giorno di Pasquetta, quando, secondo la versione dei fatti fornita dallo stesso indagato dopo l'arresto, Gaetano Filippis, 20 anni, stava festeggiando con alcuni amici in una struttura non lontano da dove, all'improvviso, fra suo padre ed Andrea Maretta era scoppiata una brutta lite, forse dovuta alla vecchia rivalità politica fra i due. Dopo che qualcuno lo avvertì che stavano malmenando suo padre, Gaetano, sempre secondo il suo stesso racconto, si precipitò per dividere i due contendenti, stringendo in pugno un coltello a scatto. Maretta, alla fine, era stato ferito con una coltellata in fondo alla schiena, per la quale i medici gli avevano dato dieci giorni di prognosi, proprio come al padre di Gaetano Filippis a seguito delle percosse subite. Il 20enne, dopo l'intervento dei carabinieri, era finito in manette con l'accusa di tentato omicidio aggravato dall'uso dell'arma bianca e dalla premeditazione, contestatagli dall'allora sostituto procuratore Francesco De Tommasi. Il gip, due giorni dopo, non aveva convalidato l'arresto per mancanza del requisito della flagranza, ma aveva sottoposto l'indagato alla misura cautelare dei domiciliari. Alcuni giorni dopo il Tribunale del riesame, accogliendo il ricorso dei difensori di Filippis, aveva rimesso il 20enne in libertà, ritenendo che l'accusa a suo carico non dovesse essere di tentato omicidio ma di lesioni personali gravi, e senza l'aggravante della premeditazione.