Premio Troccoli: Francesco Grisi e il legame con Cutro, Bruni: “ha raccontato la nostalgia”

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Francesco Grisi

La consegna dei riconoscimenti della 38esima edizione del Premio Nazionale Troccoli Magna Graecia avrà luogo sabato 18 maggio 2024, nel teatro comunale di Cassano all’Ionio, alle 18. Si inizierà, dopo i saluti istituzionali, col Focus su Francesco Grisi. A 25 anni dalla scomparsa, a cura di Pierfranco Bruni, Presidente della Giuria Capitale Italiana del Libro 2024 e Presidente del Comitato Scientifico del Premio.

Grisi era nato da genitori calabresi a Vittorio Veneto il 9 maggio del 1927, ma i genitori erano originari di Cutro, e a Cutro è rimasto molto legato.

(Domanda) A quali temi ed elementi si ispirano i tre romanzi di Grisi: A Futura memoria, (del 1986, Newton Compton) romanzo con il quale è stato finalista al Premio Strega, Maria e il vecchio, del 1991 e La poltrona nel Tevere del 1993, entrambi pubblicati da Rusconi?

(Risposta) “In questi tre romanzi campeggiano il tema del viaggio come metafora non solo della partenza ma anche del ritorno: l’antico ritorno è un rimando di immagini e di prospettive liriche e pittoriche, e la religiosità. Grisi, fedele alla sua cultura cattolica e alla formazione classica, vedeva nel sentimento del sacro il bisogno di rivelazione e di redenzione dell’uomo contemporaneo. Al tema del viaggio e del sacro si affianca il tema del deserto. La vera uscita di sicurezza di Grisi sta nella metafora - speranza della Terra Promessa. Soprattutto nei romanzi del 1986 e del 1991 il sentire il sacro come modello di redenzione lo portava a ridefinire il profilo anche dei suoi personaggi. I suoi scritti su San Francesco d’Assisi e San Francesco di Paola, su Gioachino da Fiore, su Renan, su Giovanni Paolo II, sui Vangeli (le Lettere a Marco, a Giovanni, a Luca, a Matteo) -continua Bruni- sono una emblematica offerta testamentaria. Il suo credere che la vita non è una linea retta ma si legge come metafora del cerchio non porta soltanto un richiamo vichiano, ma delinea, appunto, le avventure che i personaggi si trovano a vivere all’interno dei contesti narranti”.

Secondo lei questi sono i principali temi ai quali Grisi si ispira nelle opere di narrativa: e nelle opere in versi?

“Queste cesellature sono vive non solo nella narrativa ma anche nella poesia. Grisi ha pubblicato libri di poesia come Un amore edito da Pellegrini nel 1992 e Affettuoso pensiero edito da Thule nel 1994 e Dopo tutto un bel gioco questa vita edito da Serarcangeli nel 1996. Le visioni oniriche e le risultanze letterarie sono un mosaico i cui tasselli stanno tra la prosa e la poesia. Si tratta di una forma di scrittura diversa ma i contenuti e le questioni esistenziali che emergono hanno sempre una loro omogeneità. Alla base ci sono quei sostrati culturali di cui si parlava prima. Grisi ha, tra l’altro, raccontato, nei suoi romanzi, molte città. In ogni città visitata è riuscito a raccogliere un particolare spaccato tanto che di questa sua esperienza ne ha tratto un libro di testimonianze, molto suggestivo, dal titolo: Ricordo di città, pubblicato da Trevi nel 1978. Il tema del viaggio resta centrale. Anche nei suoi studi sulla letteratura. Grisi è come se viaggiasse all’interno degli altri scrittori: da Corrado Alvaro a Diego Fabbri, da Cesare Pavese a Tomasi di Lampedusa, da Giuseppe Prezzolini ai Futuristi (ai quali ha dedicato un libro nel 1990 edito da Newton Compton), da Jacopone da Todi (La protesta di Jacopone da Todi, Trevi, 1969) a I Crepuscolari (ancora Newton Compton, 1990)”

Nella copiosa produzione letteraria di Grisi troviamo anche lavori di critica letteraria?

“Grisi nasce come critico letterario. Grisi fu allievo di Giacomo Debenedetti e i suoi primi scritti sono sulla linea di una ricerca improntata sul rapporto tra destino e personaggio nel romanzo contemporaneo. Si pensi al libro edito da Ceschina nel 1961 dal titolo Incontri in libreria (scrittori italiani d’oggi) o al testo che può considerarsi una chiave di lettura precisa della sua ricerca sul romanzo: Avventura del personaggio, Ceschina, 1968. Sino a Dialogo sui protagonisti del secolo (intervista con Fausto Gianfranceschi) pubblicato da Lucarini nel 1989 e a Scrittori Cristiani (volenti o nolenti) edito dalla Piemme nel 1995 che raccoglie, quest’ultimo, la sintesi del suo viaggio all’interno della letteratura cattolica. Uno dei sentieri problematici che ha sempre caratterizzato l’opera di Grisi è da individuarsi nell’ironia. L’ironia è un filo sottile che lega l’indefinibile recita della vita con le maschere che sono dentro la letteratura. La letteratura come vita, in termini dannunziani, ma anche come finzione, appunto, nell’indefinibile della rappresentazione che conosce la finzione della maschera”.

Nella letteratura di Grisi quale posto occupa la Calabria e le sue tradizioni?

“La letteratura è fatta di anima e di tempo la parola narrante e poetica di Francesco Grisi. Anche quando raccoglie le Leggende e racconti della Calabria o quando ci offre Il Natale storia e leggende (entrambi Newton Compton, il primo 1987 e il secondo 1988). O quando pennella, con i suoi chiaro scuri, Vacanze in Calabria (Pellegrini, 1989). Qui la ricerca del tempo perduto si veste di attesa di un’infanzia che solo la letteratura può “magicamente” restituire grazie ai simboli del linguaggio. Francesco Grisi è stato anche un operatore culturale. Ha dato vita nel 1970 al Sindacato Libero Scrittori Italiani, di cui è stato segretario generale sino alla sua scomparsa avvenuta a Todi il 4 aprile del 1999. Un mio primo saggio dedicato a Grisi uscì agli inizi degli anni Novanta e venne pubblicato da Serarcangeli (dal titolo Con cuore amico: un lungo racconto nel quale si tracciano delle linee non solo critiche ma di confronto con la narrativa) ma un testo più completo con una ricca bibliografia e una nota biografica venne pubblicato nel 2000 dall’editore Pellegrini al quale Grisi rimase sempre legatissimo”.

Cosa ci ha lasciato di così interessante Francesco Grisi sia come saggista sia come persona?

“Cosa resta oggi? Resta lo scrittore che ha raccontato la nostalgia e il tempo nell’infinito desiderio di quegli echi che si ascoltano come simboli di un viaggio che continua ad essere memoria. Ma lo scrittore è memoria nell’indefinibile passione vita -morte. Francesco Grisi è questa memoria che raccoglie i giorni della letteratura nel quotidiano dei giorni che si sono racchiusi nella conchiglia del nostro vivere. Francesco Grisi oggi, ancora oggi, continua a mancarci. La sua assenza è un vuoto che si avverte e si ascolta”.