‘Ndrangheta in Lombardia. Inchiesta “Cavalli di razza”, confermate 34 condanne
Confermate in Appello 34 condanne inflitte, nell’ambito dell’inchiesta “Cavalli di Razza” (QUI), nel processo di primo grado, in abbreviato, celebrato nel dicembre del 2022.
I giudici della quinta sezione penale di Milano (presidente Monica Fagnoni), hanno dunque condiviso l’impianto dell’accusa, rappresentata dai pm Pasquale Addesso e Sara Ombra.
Agli imputati si contesta difatti l’associazione mafiosa, il traffico droga, le bancarotte fraudolente, le estorsioni e le false dichiarazioni per uso di fatture per operazioni inesistenti.
L’indagine fece luce sulla presenza della ‘ndrangheta calabrese in Lombardia, tra le province di Como e Varese in particolare, evidenziandone il carattere imprenditoriale e la mimetizzazione e compenetrazione nel tessuto locale. Gli inquirenti concentrarono anche sulla cosiddetta “locale” di Fino Mornasco.
In totale, pertanto, sono stati decisi ieri qualcosa come duecento anni di carcere: la pena più alta, ad oltre 11 anni di reclusione, è caduta su Bartolomeo Iaconis, ritenuto lo storico boss della ‘ndrangheta in Lombardia.
In primo grado erano stati condannati anche Michelangelo Larosa, a 10 anni di carcere, e Michelangelo Belcastro, a più di 9 anni, entrambi considerati, con Iaconis, prprio appartenenti alla “locale” di Fino Mornasco.
Condannati rispettivamente ad 8 anni e 8 anni e 4 mesi, poi i fratelli Attilio e Antonio, ritenuti gli esecutori materiali di violenze e minacce nei confronti dei dirigenti della Spumador Spa, azienda di bevande finita nella morsa dei clan e per la quale era stata disposta l’amministrazione giudiziaria per infiltrazioni mafiose, poi revocata, oggi, parte civile nel processo.
Sentenza di condanna anche per la moglie di Iaconis, Carmela Consagra e per Elisabetta Rusconi che secondo l’accusa sarebbero state le intestatarie fittizie di tre società, occupandosi inoltre delle recupero crediti durante la detenzione dei mariti.