I Molè “nuovi narcos europei”: i fiumi di coca importati in Italia e la base a Gioia Tauro
Non solo il blitz di questa mattina a Como che ha portato a 54 arresti (LEGGI), ma anche un’operazione coordinata dalla Dda di Reggio Calabria e dalla Squadra Mobile, ha assestato un altro duro colpo alla cosca Molè: alle prime luci dell’alba altri 36 arresti - 31 in carcere e 5 ai domiciliari – sono stati eseguiti nei confronti di altrettante persone accusate di associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi, autoriciclaggio ed estorsione.
L’operazione, chiamata “Nuova Narcos Europea”, nasce da una precedente indagine che portò all’arresto di 53 persone lo scorso aprile. Parliamo dell’inchiesta Handover (LEGGI) che mise in luce, tra le altre cose, i rapporti tra i presunti affiliati delle cosche Pesce e Molè.
Nel corso del blitz odierno sequestrate preventivamente anche due società, quattro terreni e diversi rapporti di natura finanziaria.
LA PRESENZA SUL TERRITORIO
Le indagini hanno permesso di appurare come la cosca Molè fosse operativa e collegata anche oltre la piana di Gioia Tauro.
Nel campo delle estorsioni riusciva così ad ottenere somme di denaro dagli operatori commerciali locali, e gestiva anche la vendita di prodotti ittici: i ristoratori sarebbero stati costretti ad acquistare il pesce da aziende riconducibili agli indagati, due delle quali poste sotto sequestro.
Appurato anche il coinvolgimento di soggetti appartenenti ad altre cosche, non solo quella dei Pesce ma anche quella dei Crea di Rizziconi, e diversi altri esponenti dell’hinterland criminale del vibonese.
Questi, inoltre, e come appurato, avrebbero contato sui ramificazioni anche in Lombardia, soprattutto tra le province di Como e Varese, con mire espansionistiche orientate verso la Svizzera (QUI).
IL TRAFFICO DI STUPEFACENTI
Ma il blitz in questione si è concentrato particolarmente sul traffico di droga: grazie a numerosi dettagli raccolti nel corso dell’attività investigativa gli inquirenti ipotizzano infatti l’esistenza di una associazione internazionale finalizzata al traffico, in particolare, di cocaina.
Lo polvere bianca sarebbe così arrivata in grandi carichi non solo presso il porto di Gioia Tauro, ma anche in quello di Livorno.
Proprio nello scalo toscano, nel novembre del 2019, furono sequestrati 430 panetti di circa 1,1 chilo ciascuno, giunti direttamente dal Brasile.
Avvenimento oggi ricollegato proprio ad elementi vicini alla cosca, e per i quali la Dda e la Procura di Firenze, ipotizzando il narcotraffico con la complicità di alcuni portuali, ha chiesto l’arresto di 14 soggetti.
Tornando in Calabria, invece, è stato ricollegato un altro rinvenimento, quello del 25 marzo del 2020, presso una masseria della piana, dove furono stati scoperti e sequestrati oltre 500 chili di cocaina, suddivisi in panetti da circa 1 chilo ciascuno e riportanti il logo Real Madrid.
Anche questi sarebbero giunti, nei giorni precedenti, tramite un container commerciale, ma in questo caso è stato arrestato in flagranza di reato uno dei presunti organizzatori del narcotraffico, ritenuto al vertice della stessa cosca.
LA DROGA COI SIMBOLI MASSONI
L’attività investigativa va anche ulteriormente indietro nel tempo: ci sarebbero infatti altri collegamenti alla cosca Molè. Il 19 settembre del 2019 un uomo fu trovato in possesso di tre panetti di cocaina dal peso di circa 3,2 chili presso l’area di servizio Agip Tremestieri.
Il giorno dopo, il 20 settembre, un altro soggetto fu arrestato presso lo svincolo autostradale di Cosenza Nord: con se aveva 10 pacchi di cocaina dal peso di circa 10,5 chili.
Il successivo 29 settembre, a Castelfranco Emilia, fu eseguito un altro arresto: un soggetto venne trovato con 15 panetti di cocaina, per circa 16 chili.
In tutti questi casi, i panetti erano contrassegnati da simboli massonici, e marchiati con squadra, compasso e occhio racchiusi in un cerchio.
Infine, l’11 novembre del 2019 nei pressi dell’imbarco per la Sicilia, a Villa San Giovanni, un altro soggetto fu trovato in possesso di 4 panetti di cocaina dal peso di circa 4,2 chili, contrassegnati dal logo alfa-omega.
I CHIMICI SUDAMERICANI
Le indagini hanno inoltre permesso di appurare come la cosca non fosse solo dedita al narcotraffico, ma gestisse anche tutte le operazioni accessorie per recuperare la sostanza e lavorarla in loco.
Individuati cinque cittadini sud-americani (quattro peruviani ed un colombiano) assoldati e “trasferiti” a Gioia Tauro come supporto alle operazioni.
Due di questi svolgevano il ruolo di chimici per la lavorazione della sostanza, mentre gli altri tre sono esperti palombari, adoperati per il recupero dei carichi in alto mare. Anche per loro sono scattate le manette.