Faida nel vibonese: luce su tre omicidi e una lupara bianca, quattordici arresti
Quattordici persone sono al centro di una inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro che stamani ha portato ad altrettanti arresti, eseguiti congiuntamente dai Carabinieri e dalla Squadra mobile della polizia di Vibo Valentia.
Gli inquirenti ritengono infatti di aver fatto luce su quattro omicidi avvenuti nella provincia napitina tra il 2008 ed il 2012. Si tratta in particolare di un caso di lupara bianca, quello di Massimo Stanganello, il cui corpo non è stato mai ritrovato, e degli assassini di Michele Palumbo (QUI), il perito assicurativo ammazzato l’11 marzo 2010 nella sua villa a Longobardi; di Mario Longo (QUI), fatto fuori l’1 aprile del 2012 sulla strada per Triparni; e di Davide Fortuna (QUI), ucciso invece il 6 luglio dello stesso anno su una spiaggia di Vibo Marina.
L’ipotesi è che tutti gli assassini siano da ricondurre alla faida in atto allora tra la cosca di ‘ndrangheta dei Piscopisani e quella dei Patania di Stefanaconi e che negli anni vide contrapposti da un lato i clan Mancuso e Patania e dall’altro le cosche alleate dei Tripodi e dei Piscopisani.
GLI INDAGATI
Tra gli arrestati vi sono Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”, di Nicotera Marina, attualmente all’ergastolo; Antonio Francesco, di Staropoli di Vibo; Francesco Alessandria di Sorianello; i fratelli Salvatore, Saverio e Nazzareno Patania, di Stefanaconi; Stefano Farfaglia e Angelo David, entrambi di San Gregorio d’Ippona; Salvatore Tripodi, di Portosalvo; Salvatore Vita e Francesco D’Ascoli, di Vibo Marina; Rosario Fiorillo, detto “Pulcino”, Rosario Battaglia e Michele Fiorillo, detto “Zarrillo, tutti di Piscopio.
I reati ipotizzati, a vario titolo, sono di associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio e tentato omicidio, estorsione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco e altri delitti i quali per la maggior parte sono aggravati dal metodo mafioso.
L’APPORTO DEI COLLABORATORI
La misura cautelare di oggi scaturisce da due distinte investigazioni, condotte, rispettivamente, dai Carabinieri e dalla Polizia, coordinate dalla Dda, e poi riunite in un0unica indagine per la concordanza di risultanze sul contesto criminale di riferimento e riguarda oltre che gli omicidi anche alcune vicende estorsive.
Gli investigatori hanno analizzato e messo a sistema dichiarazioni di collaboratori di giustizia rese nel tempo, confrontate con le evidenze investigative emerse in precedenti vicende giudiziarie relative all’operatività, nelle zone marine della città di Vibo, di un’organizzazione ‘ndranghetista, con la ricostruzione dei ruoli dei presunti associati, dei vari ambiti di operatività e le diverse attività illecite, in particolare la gestione delle estorsioni patite da imprenditori nella prima decade degli anni 2000.
Tramite le diverse fonti investigative - intercettazione, analisi dei tabulati telefonici e del traffico delle celle, servizi di osservazione sul territorio, fonti dichiarative - si ritiene quindi di aver ricostruito la dinamica e la causale di tutti gli omicidi di cui abbiamo accennato ad inizio.
LE DINAMICHE DEI DELITTI
In particolare, quanto alla scomparsa di Massimo Stanganello, nel 2008, si ipotizza che il movente sia maturato nel contesto della cosca dei Piscopisani, e sono stati quindi interessati dalla misura di oggi i presunti esecutori materiali.
Come accennavamo sono stati poi ricostruiti tre omicidi che si sospetta maturati nell’ambito dei contrasti tra i Piscopisani e i Tripodi e l’articolazione di ‘ndrangheta riconducibile a Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”, con riferimento al controllo criminale dell’area di Vibo Marina.
In particolare, Michele Palumbo sarebbe stato ucciso in quanto considerato il riferimento di Pantaleone Mancuso, quindi, un freno alle mire espansionistiche del gruppo criminale di Piscopio e dei Tripodi; Mario Longo, sarebbe stato invece assassinato perché. Piscopisani lo avrebbero ritenuto un informatore dei Patania e un confidente delle Forze dell’Ordine.
Infine, quanto a Davide Fortuna, ritenuto organico agli stessi Piscopisani, e per il cui omicidio sono stati già individuati gli autori materiali, un gruppo di fuoco che sarebbe stato assoldato dal clan Patania di Stefanaconi, sono stati oggi arrestati i presunti mandanti e organizzatori, riconducibili ai Patania di Stefanaconi e al clan riferibile a Pantaleone Mancuso.
L’OPERAZIONE
La attività sono state condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia e dello Squadrone Eliportato “Cacciatori” di Calabria, dalla Sezione Investigativa del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato di Catanzaro e dalle Squadre Mobili delle Questure di Vibo Valentia e Catanzaro, supportati, in fase esecutiva, da personale della Sisco di Milano, Roma e L’Aquila, di diversi equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine, di unità cinofile della Questura di Vibo Valentia, del V Reparto Volo della Polizia di Stato.
(aggiornata alle 11:45)