Omicidio del “boss” Fortunato Patania, altri due arresti
Due persone, considerate esponenti della cosca dei “Piscopisani” di Vibo Valentia, sono i destinatari delle ordinanze di arresto eseguite stamani dagli agenti della questura di Catanzaro. I due, secondo gli inquirenti, sarebbero i mandanti e gli esecutori materiali dell’omicidio di Fortunato Patania, il “boss” di Stefanaconi (nel vibonese), assassinato nel mese di settembre del 2011.
Le attività investigative sono state coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia e si sono sviluppate grazie alle dichiarazioni di un neo collaboratore di giustizia.
Il 6 marzo scorso la polizia di Vibo aveva eseguito cinque provvedimenti restrittivi (con l’accusa di omicidio, porto abusivo di armi, favoreggiamento e rapina) ritenendo di aver individuato i responsabili dell'omicidio di Patania, capo storico dell'omonimo. In manette erano finiti: Rosario Battaglia, 30enne, accusato di essere stato il mandante e l'organizzatore dell'omicidio del boss; Rosario Fiorillo, 25enne accusato di aver agevolato la via di fuga dei killer dopo l'agguato; Raffaele Moscato, 26 enne, ritenuto l’esecutore dell'omicidio. All’obbligo di dimora, con l’accusa di favoreggiamento nei confronti degli autori del delitto finirono Annunziato Patania, 53enne, e Michele Fiorillo, 46enne di Piscopio.
LA SVOLTA GRAZIE AD UN NUOVO COLLABORATORE
12:51 | La svolta nelle indagini sull'omicidio Patania, come ha confermato il procuratore capo Vincenzo Antonio Lombardo è arrivata grazie ad un nuovo collaboratore: Raffaele Moscato, 29 anni, arrestato giorni fa con l'accusa di essere uno degli esecutori materiali del delitto. “Ha svolto un ruolo importantissimo nel delitto del boss – ha spèiegato Lombardo - e sta offrendo un contributo che integra e precisa molti aspetti. Le sue dichiarazioni dimostrano anche l'importanza di quel delitto, aprendo uno squarcio che permette di vedere meglio la situazione della 'ndrangheta nel Vibonese".
Moscato è stato già sentito alcune volte dagli inquirenti ed avrebbe raccontato come la faida tra i Piscopisani e i Patania - in cui si inserisce l’omicidio del presunto boss di Stefanaconi – coinvolgerebbe anche altri soggetti, compresa una terza persona che risulta irreperibile, Salvatore Tripodi appartenente ad un'altra ‘ndrina. Tant’è che lo stesso procuratore ha riferito come nella faida siano coinvolte anche altre 'ndrine del Vibonese con il “tentativo – ha spiegato Lombardo - di stabilire nuovi equilibri di 'ndrangheta, con la guerra che parte dalla zona marina del Vibonese per estendersi alla zona montana e interna".
I KILLER E LA DOCCIA CON LA COCA COLA
Un particolare curioso, raccontato dal procuratore nel corso della conferenza stampa e riferito sempre nelle sue dichiarazioni da Moscato, sarebbe che dopo l’omicidio del boss i killer avrebbero fatto la doccia con la Coca Cola. Non si tratta però di un qualche rituale ma piuttosto dell’esigenza di lavare via la polvere da sparo con la bevanda caratterizzata dal suo contenuto acido. Lo stesso collaboratore si sarebbe lavato alla stessa maniera dopo il delitto si urinandosi anche sulle braccia convinto che sia la Coca Cola che l'urina contenessero sostanze acide capaci di eliminare le tracce della polvere da sparo.
GLI ARRESTATI
13.00 | Le squadre mobili di Catanzaro e di Vibo Valentia, insieme al Servizio centrale operativo della Polizia, hanno fatto scattare le manette nei confronti di Francesco La Bella, 42 anni, e Michele Pietro Russo, 26; una terza persona, Salvatore Tripodi, 44 anni, è invece irreperibile. Grazie alle informazioni fornite dal nuovo collaboratore, Moscato, confrontate con i riscontri investigativi, sarebbe stato possibile evidenziare come Tripodi sarebbe stato uno dei mandanti e degli organizzatori del delitto; La Bella, insieme a Moscato, uno degli autori materiali, mentre Russo si sarebbe occupato del recupero dei killer dopo l'agguato.
IL DELITTO E LA GUERRA DEI CLAN
Il delitto Patania ha aperto lo scontro tra i Piscopisani e i Patania con una guerra che ha coinvolto anche altri nuclei, come gli eredi della cosca Lo Bianco e i Bonavota, e va al di là delle due famiglie coinvolte, nella consapevolezza che dietro ai Patania c'è una delle cellule dei Mancuso. Questa la tesi degli investigatori resa nota nel corso della conferenza dal procuratore Lombardo.
L’aggiunto Giovanni Bombardieri si è invece addentrato nei risvolti investigativi: "Venti giorni dopo la precedente ordinanza con le dichiarazioni del collaboratore - ha spiegato Bombardieri - abbiamo avanzato una nuova richiesta che il gip Maiore ha accolto in pochissimo tempo. Alla base della scelta di collaborare ci sono questioni personali, ma anche giudiziarie viste le contestazioni pesanti. Le collaborazioni ci permettono di vedere oltre quello che accade".
COLPO IN FACCIA PER SFIGURARE LA VITTIMA
"La Bella doveva uccidere Patania - ha spiegato invece Rodolfo Ruperti, capo della Squadra Mobile di Catanzaro - sparandogli in faccia con il Kalashnikov per sfigurare la vittima; una scelta dettata dal fatto che, appena due giorni prima, Michele Mario Fiorillo era stato ucciso con alcuni colpi di arma da fuoco che lo avevano sfigurato. L'arma, però, si è inceppata, così a sparare è stato Moscato con la sua pistola".
Michele Pietro Russo - hanno aggiunto Orazio Marini, capo della Mobile di Vibo Valentia e il procuratore Bombardieri - "si è occupato di recuperare i killer, compreso lo zio, Francesco La Bella, ma non si è limitato a questo, dal momento che ha fornito un supporto logistico al commando, vedendo lo zio mentre incendiava l'autovettura utilizzata per il delitto e rubata il giorno prima, quindi allontanandosi portandosi dietro il Kalashnikov".