Catona, consegnati i premi in memoria di Bruno Ielo

Reggio Calabria Tempo Libero

Si è svolta sabato scorso, 25 Maggio, presso la Scuola Primaria di Catona, la Giornata della Legalità, promossa dall’Istituto Comprensivo “Radice Alighieri” e dalla Fondazione Girolamo Tripodi.

Questa data assume ormai un valore simbolico per la scuola, per Catona e per la città di Reggio Calabria, poiché il 25 maggio 2017 è stato barbaramente assassinato dalla ‘ndrangheta Bruno Ielo, cittadino esemplare, tabaccaio e Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi della scuola Media di Catona e della Direzione Didattica locale per ben sei anni.

L’incontro è stato molto partecipato, animato da forte tensione ideale e ricco di contenuti ed ha visto una numerosa presenza degli alunni, delle famiglie e dei docenti delle classi coinvolte.

L’evento è stato aperto dalla Dirigente Scolastica dell’Istituto Comprensivo “Radice Alighieri”, Simona Sapone, che ha ringraziato tutti gli invitati ed ha sottolineato l’importanza che assume la giornata della legalità per la realtà scolastica catonese nella memoria di una persona come Bruno Ielo, che non si è piegato alle minacce e alle intimidazioni ed ha difeso con coraggio e determinazione il proprio diritto ad esercitare liberamente la propria attività. Abbiamo istituito quattro anni fa la giornata della Legalità perché il sacrificio di Bruno Ielo non deve essere dimenticato.

Subito dopo è intervenuto Michelangelo Tripodi, Presidente della Fondazione Girolamo Tripodi, che insieme all’Istituto Comprensivo ha promosso l’organizzazione della giornata e le iniziative ad essa collegate.

Tripodi ha ricordato la storia di Bruno Ielo, a cui era legato da sentimenti di profonda amicizia e di grande affinità ed il suo essere uomo tutto d’un pezzo, che non si è mai piegato ai soprusi, alle sopraffazioni e alle estorsioni.

Ielo era un lavoratore onesto, un padre esemplare e un cittadino impegnato per la propria comunità. Ha pagato con la vita perché si è opposto alla volontà criminale delle cosche mafiose che, non essendo riuscite a piegarlo attraverso minacce, imboscate, atti intimidatori ed altro, hanno deciso di ucciderlo, assoldando un killer che gli ha sparato due colpi di pistola alle spalle, mentre faceva ritorno a casa.

Tripodi ha poi ricordato che non a caso l’inchiesta giudiziaria riguardante l’assassinio di Bruno Ielo è stata definita “Giù la Testa”, ad indicare il fatto che si è trattato di un’esecuzione di stampo tipicamente mafioso con la quale le cosche di ‘ndrangheta pensavano di risolvere il problema, ma hanno sbagliato i conti: oggi quel tabacchino che volevano chiudere è ancora lì, aperto e funzionante grazie al coraggio di Daniela, la figlia di Bruno, che va ringraziata, sostenuta e supportata pienamente per la forte scelta che ha compiuto.

Daniela non si è fermata, ha resistito con lo stesso coraggio di Bruno. Oggi la rivendita di tabacchi è aperta grazie a lei che non ha voluto mollare e non ha voluto darla vinta agli assassini di suo padre, anche se continua a subire continue vessazioni, come dimostrano i furti e le effrazioni continuamente subiti.

Il messaggio che si è inteso rivolgere con questa giornata e le iniziative collegate è rivolto alle giovani generazioni nella speranza che, con l’impegno della scuola, possa crescere la coscienza collettiva e il senso della legalità come pilastro fondamentale per costruire una società e una Calabria migliore.

Tripodi ha concluso con l’augurio che al più presto si svolga il processo d’appello e si giunga alla condanna degli autori e dei mandanti dell’assassinio di Bruno Ielo.

Ha poi preso la parola Domenico Nasone, già referente regionale di Libera, che ha portato i saluti di don Luigi Ciotti e ha ricordato come Bruno Ielo sia stato incluso nell’elenco delle 1.081 persone, realizzato da Libera, che nel nostro paese sono state vittime innocenti delle mafie.

Nasone ha voluto riaffermare che non bisogna mai dare per scontato che ricordare le vittime innocenti di mafia possa essere solo un fatto di circostanza o solo quando c’è l’anniversario, “perchè dobbiamo imparare dalle loro storie che questa terra è contagiata da un male che si chiama ‘ndrangheta e da una cultura della violenza che non è solo degli ndraghetisti, ma appartiene a larghe fasce della popolazione anche tra i più giovani”.

Dobbiamo trarre insegnamento da queste violenze della mafia e delle istituzioni per essere sempre più consapevoli dei nostri diritti: prima di tutto il diritto alla vita. Nessuno deve toccare la vita degli altri, ma la logica della violenza non rispetta la vita, la calpesta e i mafiosi in questo sono maestri. La ‘ndragheta impedisce lo sviluppo, avvelena la vita della città e blocca la libera iniziativa delle persone”.

Successivamente è intervenuto Vincenzo Chindamo, fratello di Maria Chindamo, che ha raccontato la dolorosa e tragica vicenda di sua sorella Maria. Una storia di libertà che si è tentato di soffocare con la violenza più brutale. Maria aveva fatto le sue scelte, ma la sua libertà non è stata tollerata dalla cultura patriarcale, violenta e ndranghetista. Maria non ha accettato di stare nel recinto che le era stato costruito intorno.

Si è trasferita a Laureana e si è inventata imprenditrice agricola. Ha passato un periodo difficile ma si è ripresa. Tutto ciò non poteva essere tollerato dai suoi assassini. Un giorno di otto anni fa Maria andava a lavorare come Bruno nelle sue terre. Davanti al cancello è stata aggredita a morte ed è stata fatta scomparire.

Volevano che non parlasse la sua vita di libertà, la sua vita di normalità. Hanno ucciso Maria, ma la sua voce di libertà non può essere spenta da quatrro balordi che decidono chi deve vivere e chi deve morire. Non sono riusciti a fermare Maria, perchè Maria parla di libertà più di prima”.

“Maria parla di libertà nelle scuole, nei teatri, a Milano come a Reggio Calabria e le terre di Maria, che sono circondate da terre di proprietà di famiglie di ‘ndrangheta, oggi sono coltivate da una cooperativa sociale che è in prima linea nella lotta contro la ‘ndrangheta e sul cancello c’è il volto sorridente di Maria con la scritta “controlliamo noi le terre di Maria”.

Sono poi intervenuti il Presidente del Consiglio Comunale Enzo Marra e il giudice Paolo Ramondino del Tribunale per i minorenni. Ha concluso i lavori Daniela, la figlia di Bruno Ielo, che ha ringraziato la scuola e la Fondazione Girolamo Tripodi per aver voluto ancora una volta ricordare la figura del padre a cui era profondamente legata e con cui collaborava nella stessa gestione della tabaccheria e che continua con forza a tenere aperta, nonostante tutto quello che è accaduto.

“Mio padre - ha detto - ha pagato con la vita la sua scelta di proseguire il suo cammino di cittadino onesto. Ci sono tanti momenti di sconforto, tanta rabbia e tanto dolore che nessuno forse riesce a capire veramente. Avrebbero voluto fermarmi, ma non ce l’hanno fatta. Daniela ha concluso dicendo “Ti voglio bene papà e sono orgogliosa delle tue scelte”.

Subito dopo si è proceduto alla consegna dei Premi “In memoria di Bruno Ielo”, giunti quest’anno alla terza edizione, destinati agli alunni e alle alunne della Scuola Secondaria di I° Grado di Catona.

Sono risultati premiati per gli Elaborati Grafici (Classi Prime): Tommaso Paone Classe 1°, Greta Vicinzino 1°, Domenica Bellè 1°. Elaborati Scritti (Classi Seconde): Lorenzo Notaro Classe 2e; Luca Vitale 2d, Vincenzo D’agostino 2d. Elaborati Multimediali (Classi Terze): Ex Aequo Giulia Scarfo’ Classe 3° e Miriam Billari 3a. Elaborato Unico alla 3e, Chiara Pizzimenti 3c.