Lettera in redazione: la figlia di Fauci alla senatrice Bianchi

Crotone Attualità

Di seguito riportiamo la lettera della figlia di Romeo Fauci, Elda, indirizzata alla senatrice Dorina Bianchi riguardo a quanto detto nel corso del suo dibattito con Peppino Vallone:

“Onorevole Dorina Bianchi, chi le scrive è la figlia di Romeo Fauci, l’uomo a cui lei si è così elegantemente riferita, nell’intervista faccia a faccia col candidato Vallone, pubblicata i 21 maggio 2011 sulle pagine del “Quotidiano della Calabria”. Le scrivo per esprimere tutto il mio sdegno e la mia amarezza, per parole così offensive, inappropriate persino al bassissimo profilo della politica contemporanea. Che poi, la politica nemmeno c’entra. Parole per cui mi vien difficile trovare un aggettivo. Le scrivo perché trovo vergognoso, Onorevole Dorina Bianchi, che il ricordo di mio padre, Romeo Fauci, venga dissacrato dalla volgare incompetenza, dalla povertà d’animo, di questo ciondolo opaco che è oggi la politica italiana. Non vi sono più contenuti, ed allora per reggere un confronto, un faccia a faccia, nel momento di difficoltà ci si appiglia all’impensabile, persino al calpestare la memoria di un uomo. “E fallo rivoltare” Nella tomba. Perché come lei sa mio padre è nella tomba da un anno e mezzo. Ogni giorno, io, i miei tre fratelli, mia madre, preghiamo perché la sua anima trovi pace nel Regno Celeste. Ci affidiamo al messaggio Cristiano secondo cui chi soffre tanto sulla terra, trovi poi pace nel Regno dei Cieli. E lei dovrebbe conoscerlo, in qualità di Senatrice dell’UdC e dei valori che tale partito vorrebbe portare avanti, il messaggio del “Riposi in Pace”.

Non entro in merito alla vicenda dell’aeroporto, - si legge ancora nella lettera - perché i cittadini di Crotone sanno benissimo chi è stato Romeo Fauci e come ha lavorato Romeo Fauci, e che se Crotone ha un’ aerostazione, una torre di controllo è per il lavoro che Romeo Fauci ha portato avanti, senza mai piegarsi ai giochi bassi della politica, e sino alla fine. Le scrive la figlia dell’uomo che per amore dell’aeroporto, perché non gli venisse revocata la certificazione aeroportuale dall’Enac, ha lavorato, cellulare e documenti alla mano, dal suo letto di morte sino a 24 ore prima di volare in cielo. Le cui ultime parole sull’aeroporto, portate all’orecchio dell’allora sindaco Vallone, dei presidenti di Provincia e Camera di Commercio Zurlo e Salerno, sono state “l’aeroporto è di tutti, non fatelo chiudere”.

Chi le scrive, onorevole Bianchi, è una figlia. Una figlia di Crotone. Un’elettrice. Una donna a cui suo padre ha insegnato innanzi tutto il rispetto per la vita, per le persone, per la Chiesa, per Dio, per la morte. Cosa che lei ha dimostrato non conoscere. Chi le scrive, Onorevole Bianchi, è una figlia che non avrà accanto a sé il papà nelle fasi più importanti della sua vita. Una figlia che ha dovuto tenere per mano suo padre nella sofferenza, accompagnarlo alle sedute di chemioterapia, imparare a fare le punture, medicare le piaghe, stringere la mano quando rimane l’unica cosa possibile. Una figlia che ha stampate di fronte a sé le smorfie di dolore del suo papà, e che adesso si nutre della speranza che quelle smorfie siano divenute sorriso.

Vede onorevole Bianchi, come tutti i malati di cancro, anche Romeo Fauci ha passato delle sofferenze inimmaginabili, e noi, come tutti i figli di chi per colpa del cancro vola in cielo, proprio al cielo ogni mattina alziamo gli occhi, verso il sole, sperando che quel cielo e quel sole stiano regalando a mio padre, Romeo Fauci, l’eterno riposo di chi abita il Paradiso. Non ho altro da aggiungere, onorevole Bianchi, solo lo sdegno di una figlia a cui è stato calpestato il ricordo dell’affetto più caro. Non alzerò la voce, perché come mio padre Romeo Fauci mi ha insegnato, l’eleganza e lo stile si dimostrano ogni giorno, in ciò che facciamo ed in quello che diciamo. Lasciamo che le nostre parole e le nostre azioni parlino al posto nostro.

Colgo soltanto l’occasione, - si legge in conclusione nella lettera - dopo un anno e mezzo, per ringraziare tutti i cittadini, la gente comune, gli amici, i conoscenti, che hanno omaggiato mio padre con l’estremo saluto. Ricordo il Duomo e la piazza come un mare di gente, ricordo gli applausi, ricordo l’affetto. Tutto ciò mi aiuta a credere che mio padre adesso, aeroporto a parte, possa volare libero e sereno nei Cieli e nella Luce, e nessuno, da questo mondo, può arrogarsi il diritto di dissacrare il suo Eterno Riposo”.