Inchiesta Porto Badolato: beni Saraco legittimi, revocata definitivamente la confisca
La Corte di Cassazione ha scritto ieri la parola fine sull’intricata vicenda giudiziaria, iniziata nel 2016, quando imprenditore edile Antonio Saraco era stato coinvolto nel processo penale scaturito da un’indagine sul porto di Badolato.
Per questa otto anni fa furono sequestrati beni, conti correnti, personali e delle società, riconducibili non solo allo stesso Saraco ma anche al suo intero nucleo familiare (QUI).
Provvedimento poi trasformatosi in confisca (QUI), per come disposto nel 2021 dal Tribunale di Catanzaro nel corso del giudizio penale.
Parallelamente, e sempre sugli stessi beni, intervenne un nuovo e diverso sequestro anch’esso commutato in confisca, una volta intervenuta la decisione finale da parte del giudice della prevenzione.
Quindi i beni furono sottoposti ad un doppio vincolo, uno in sede penale e l’altro in sede prevenzionale. La difesa dei Saraco, nelle due diverse sedi giudiziarie, fin dall’inizio, invocarono l’espletamento di una perizia per accertare, a loro dire, l’infondatezza della contestazione di illegittimità della provenienza del patrimonio in discussione, senza però trovare accoglimento.
Da qui le impugnazioni dei due decreti di confisca che hanno sortito effetti diversi. La confisca pronunciata nel giudizio penale, confermata dalla Corte di Appello, è stata annullata dalla Corte di Cassazione.
Da qui un nuovo giudizio in appello che si è concluso, dopo una perizia, con l’annullamento e la revoca della confisca, essendo risultata del tutto legittima l’intera possidenza immobiliare ed economica riconducibile alla famiglia Saraco, di cui fanno parte un avvocato civilista ed un commercialista, tra l’altro titolari di importanti redditi autonomi.
Avverso questo decreto di annullamento ha fatto ricorso in Cassazione il Sostituto Procuratore Generale della Corte di Appello di Catanzaro, sostenendo l’esistenza di vizi di legittimità del decreto di revoca.
Ne è quindi seguita l’udienza celebratasi in Cassazione ieri, 30 maggio, e conclusasi con una sentenza di inammissibilità del ricorso del Procuratore Generale di Catanzaro.
Il Procuratore Generale della Suprema Corte aveva concluso per il rigetto del ricorso, mente i difensori delle parti, gli Avvocati Francesco Gambardella e Raffaella Tolotta, hanno chiesto, espressamente, che fosse dichiarata l’inammissibilità.
Stessa sorte, e cioè sentenza di inammissibilità, anche per l’altro ricorso che, sempre il PG di Catanzaro aveva interposto avverso il decreto con in Appello era stata revocata la confisca disposta dal Tribunale Misure di Prevenzione.
Il giudizio di prevenzione aveva, addirittura, avuto una biforcazione in quanto, pur essendo stata disposta la confisca, era stato revocato il sequestro per inutile del decorso del tempo massimo entro cui pronunciare un decreto definitivo. Da qui un nuovo decreto di sequestro che, però, fu annullato anche perché furono ravvisati profili di abnormità.
Quindi, ormai definitivamente ed irreversibilmente, è stato riconosciuto, addirittura con triplice controllo ed in due diverse sedi giudiziarie, come tutte le possidenze della famiglia Saraco siano legittime.
In tutti i gradi di giudizio e nelle due diverse sedi giudiziarie, sia penale che di prevenzione, Antonio Saraco è stato difeso dall’Avvocato Francesco Gambardella, mentre i suoi familiari, terzi interessati, sono stati difesi dagli avvocati Raffaella Tolotta, Giuseppe Della Monica e Sergio Scicchitano.