Mediterraneo Festival Corto entra nelle scuole per diffondere la cultura cinematografica
Il Mediterraneo Festival Corto e il Cinecircolo Maurizio Grande entrano nelle scuole per diffondere la cultura cinematografica, un progetto iniziato circa dieci anni fa e continuato nel tempo con costanza e amore per il potenziale educativo del cinema.
Due le scuole coinvolte dal protocollo d’intesa stipulato: l’Istituto Comprensivo Fausto Gullo di Cosenza e il Liceo Scientifico Pietro Metastasio di Scalea. Studentesse e studenti avranno la possibilità di assistere ad incontri in cui saranno spiegati i meccanismi del cinema; assisteranno alle proiezioni di cortometraggi finalisti della 14esima edizione del Mediterraneo Festival Corto; scriveranno recensioni da inviare a testate online e cartacee del settore come già avvenuto in precedenza con la rivista “Carte di Cinema”.
“Ringraziamo di cuore le dirigenti degli Istituti Rosellina Ferraro e Laura Tancredi per la disponibilità e l’entusiasmo che ci hanno dimostrato” affermano Francesco Presta e Ferdinando Romito, rispettivamente Direttore Artistico e Direttore Tecnico del Festival unitamente a Ciriaco Astorino, Presidente del Cinecircolo.
“Diffondere la cultura cinematografica nelle scuole istituzionali - spiegano - significa dare a studentesse e studenti la possibilità di riflettere, attraverso la proiezione condivisa, su messaggi etici e sociali lanciati da alcuni film; significa avvicinare i giovani al linguaggio cinematografico; farli appassionare alla settima arte”.
"La vicinanza al mondo giovanile e scolastico, come detto, parte da lontano e nel 2019 ha portato proprio il Liceo Scientifico Metastasio a partecipare al Booktrailer Film Festival di Brescia. Gli studenti hanno avuto la possibilità di realizzare un breve filmato a partire dalla trama di un libro", sottolineano.
"Il booktrailer del romanzo “La Scordanza” di Dora Albanese proveniente dal Liceo Scientifico di Scalea è stato selezionato, fra centinaia arrivati da tutta Europa, e premiato con una menzione d’onore per l’alto valore civile di un lavoro che trattava la violenza di genere", concludono.