Operazione Scolacium. Cassazione: presunto boss resta libero

Catanzaro Cronaca

La Seconda Sezione della Corte di Cassazione, su richiesta degli avvocati Salvatore Staiano ed Antonio Lomonaco, ha respinto il ricorso della Procura di Distrettuale di Catanzaro, confermando definitivamente il provvedimento cautelare di scarcerazione per Francesco Bruno, 54enne presunto boss dell’omonima cosca di Vallefiorita, clan che controllava anche i territori di Amaroni, Squillace e di Squillace Lido, aree in cui avrebbe anche esercitato la propria influenza sugli stabilimenti balneari e turistici.

Bruno è stato difatti coinvolto nell’operazione della Dda del capoluogo di regione denominata Scolacium (QUI), che nel febbraio scorso ha fatto scattare le manette per una ventina di persone (QUI) a cui il Gip contestò a vario titoli reati che andavano dalla associazione mafiosa armata all’estorsione, dal sequestro di persona al traffico di stupefacenti, dalla ricettazione al furto, dal danneggiamento a reati in materia di armi.

Tra gli arrestati vi era anche Bruno che finì tra le sbarre e ristretto al 41 bis, ovvero al carcere duro. La misura a suo carico aveva retto inizialmente al vaglio del Tribunale della libertà ma, qualche mese dopo era stata annullata dalla Sesta Sezione della Cassazione che, in accoglimento del ricorso avanzato dai suoi legali, aveva disposto un nuovo giudizio.

All’esito della nuova camera di consiglio, il Tdl aveva così annullato l’ordinanza cautelare ordinando l’immediata liberazione del 54enne (QUI).

La Procura Distrettuale di Catanzaro aveva fatto ricorso in Cassazione avverso quest’ultimo provvedimento chiedendo che l’indagato tornasse in carcere, ma i giudici della Suprema Corte l’hanno respinto.