Omicidio Chimirri. Aggressione ispettore, arrestati quattro familiari della vittima
Ci sono sviluppi nell’inchiesta che i carabinieri di Crotone stanno svolgendo sulla morte di Francesco Chimirri (QUI) ed il ferimento grave del vice ispettore della polizia di Stato, Giuseppe Sortino.
Alle primissime ore del giorno di questo venerdì 6 dicembre, i militari del Nucleo Investigativo pitagorico hanno arrestato e portato in carcere quattro persone, tutte familiari di Chimirri: si tratta del figlio, del padre e dei fratelli, ritenuti responsabili dell’efferato pestaggio subito proprio dal Sortino.
Il Gip del tribunale locale, che ha firmato la misura a loro carico, gli contesta infatti ed a vario titolo i reati di tentato omicidio aggravato, lesioni personali pluriaggravate, resistenza e violenza a un Pubblico Ufficiale in concorso, porto d’armi o oggetti atti a offendere in concorso, e danneggiamento aggravato.
I FATTI
Come si ricorderà i fatti risalgono ad esattamente una mese fa: era il 7 ottobre scorso quando, nel primo pomeriggio, si registrò una sparatoria nel periferico quartiere popolare di Lampanaro (QUI), durante la quale Chimirri (pizzaiolo 44enne) rimase gravemente ferito giungendo poi cadavere nel pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio.
A sparargli Sortino (37 anni) che rimase anch’egli ferito gravemente dopo una violenta aggressione e trasferito in ospedale ma a Catanzaro, dove subì una serie di interventi chirurgici.
Da quanto ricostruito dagli investigatori il poliziotto sarebbe intervenuto dopo un banale incidente stradale seguendo la vittima fin nel quartiere dove era stato poi pestato brutalmente.
Nel corso delle indagini, qualche giorno più tardi, la Procura aveva indagato sia il vice ispettore (QUI) che l’automobilista che ebbe il sinistro col pizzaiolo (QUI) da cui sarebbe poi scaturita la tragedia, accusato di favoreggiamento; e quindi il figlio di Chimirri, Domenico (18 anni), accusato di tentato omicidio; ed il padre ed i fratelli del 44enne, rispettivamente Domenico (66 anni) ed Antonio e Mario (di 41 anni e 36 anni) (QUI), accusandoli del ferimento di Sortino.
LA RICOSTRUZIONE DEGLI INQUIRENTI
In base a quanto appurato dai carabinieri, quel giorno, senza alcun motivo, gli indagati avrebbero assalito l'agente che mentre si stava recando in Questura, a Crotone, dove avrebbe dovuto iniziare il suo turno di lavoro, aveva notato un’autovettura che stava percorrendo la statale 106 a velocità elevatissima, con un andamento ritenuto potenzialmente pericoloso e che aveva già causato due lievi collisioni con altrettanti veicoli.
Sortino aveva così deciso di seguire quell’auto fermandosi in via Don Giuseppe Puglisi, appunto nel quartiere di Lampanaro dove, dopo aver richiesto agli occupanti del mezzo (Chimirri ed il figlio) dei chiarimenti sulla condotta di guida e d’identificarsi, sarebbe stato dapprima picchiato dai due, anche usando il suo sfollagente in dotazione individuale, che il vice ispettore avrebbe adoperato solo per difendersi dal brutale pestaggio e per farli desistere.
Nel prosieguo dei fatti, minuziosamente ricostruiti grazie alle immagini delle telecamere di videosorveglianza private, immediatamente acquisite dai militari; ai video realizzati e “postati” sul social network Tik Tok da alcuni cittadini che avevano assistito all’evento dalle loro abitazioni; ma anche alle testimonianze rese dagli altri soggetti in grado di riferire sui fatti, si è arrivati a ritenere che Sortino, prima percosso solo da Francesco Chimirri e dal figlio, sia stato poi raggiunto anche dagli altri tre loro familiari, oggi arrestati, che avrebbero continuato a colpirlo, in diverse fasi, causandogli delle gravissime ferite e che solo per un mero caso fortuito e accidentale non lo avrebbero ucciso.
Uno di loro, poi, il figlio della vittima, raccogliendo la pistola d’ordinanza del poliziotto, con cui poco prima era stata ferita mortalmente la vittima, avrebbe tentato di sparargli mentre era per terra e in ginocchio.
L’identificazione degli arrestati è avvenuta, dapprima, grazie alla tempestività dell’intervento sul posto e all’immediata acquisizione delle più importanti fonti di prova video, venendo successivamente confermata e arricchita dal meticoloso lavoro di comparazione sia fotografica che di ricostruzione dei fatti al secondo, anche intercettando telefonicamente gli indagati.
È così che i Carabinieri del Nucleo Investigativo, che si dicono certi di aver documentato l’esatta dinamica della vicenda, avrebbero appurato come, già dall’inizio della colluttazione provocata da due degli indagati, il vice ispettore si fosse qualificato come un appartenente alla Polizia ma che gli stessi, nonostante ciò, avessero comunque proseguito nella loro azione, tentando anche di ucciderlo e danneggiando irreparabilmente il suo cellulare, dal quale, però, con l’aiuto di un consulente tecnico nominato dalla Procura di Crotone, sono state recuperate delle fonti di prova considerati indispensabili.
Al termine delle procedure di rito, i quattro familiari di Francesco Chimirri sono stati tradotti presso la Casa Circondariale di Crotone e messi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
(aggiornata alle 08:00)