Fazzalari, l’ex latitante più ricercato dopo Messina Denaro, va ai domiciliari

Reggio Calabria Cronaca

Ernesto Fazzalari, presunto boss di ‘ndrangheta ed ex latitante più ricercato d’Italia dopo Matteo Messina Denaro, affetto dau un male incurabile, esce dal carcere e va ai domiciliari.

Condannato all’ergastolo nel processo Taurus - che portò alla sbarra numerosi imputati per la cosiddetta “Faida di Taurianova”, culminata con il famoso “Venerdì Nero”, consumatasi tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta - si era già visto ridurre la pena a 30 anni dalla Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria su richiesta del suo difensore per effetto della sentenza della Cedu nel caso Scoppola v/s Italia, ed era stato arrestato dopo oltre 20 anni in cui era riuscito a darsi alla macchia (QUI).

Proprio durante questo periodo era stato inserito al secondo posto, dietro il solo Denaro, nell'elenco dei latitanti di massima pericolosità, una lista redatta dal Gruppo integrato interforze per la ricerca dei latitanti più pericolosi (il Giirl) della Direzione centrale della polizia criminale nell'ambito del Programma speciale di ricerca.

In seguito al suo arresto, avvenuto il 26 giugno 2016, a Trepitò, in provincia di Reggio Calabria, Fazzalari era stato sottoposto al 41 bis. Durante la sua detenzione gli era stata diagnosticata una grave patologia che ha indotto la sua difesa (rappresentata dall’avvocato Antonino Napoli), a chiedere il differimento della pena o la detenzione domiciliare sul presupposto che da alcune recenti sentenze, emesse dai giudici del merito, emergerebbe che dell’operatività di Fazzalari, come capo di una cosca di ndrangheta, non si avesse una dimostrazione concreta nel periodo antecedente alla sua cattura.

Si è accesa così una lunga battaglia legale tra la sua difesa e la magistratura di sorveglianza di l’Aquila, prima, e Bologna, poi. La detenzione domiciliare al Fazzalari è stata concessa dal Tribunale di Sorveglianza del capoluogo emiliano dopo che la Corte di Cassazione, accogliendo i ricorsi del suo legale, ha annullato tre ordinanze di rigetto del differimento della pena o della concessione degli stessi domiciliari, una emessa dal Tds di L’Aquila e due dal Tds di Bologna, in seguito al trasferimento di Fazzalari presso il centro diagnostico e terapeutico del carcere di Parma, quest’ultimo tribunale, riunendo due giudizi di annullamento della Cassazione (QUI), ha dovuto finalmente accogliere la richiesta della difesa.

Tuttavia, anche contro quest’ultimo provvedimento è stato proposto ricorso in Cassazione perché, ad avviso della difesa, il Tribunale di Sorveglianza non si sarebbe adeguato ai principi di diritto, sanciti dalla prima sezione della Suprema Corte con la sentenza di annullamento con rinvio, secondo i quali il TdS avrebbe dovuto differire la pena.

L’avvocato Napoli, difensore del Fazzalari in tutti i ricorsi presentati, nel commentare questa importante decisione ha affermato che “il Tribunale di Sorveglianza di Bologna concedendo la detenzione domiciliare ad Ernesto Fazzalari ha - di fatto - applicato il principio di civiltà giuridica che sancisce la prevalenza del diritto alla salute come garanzia della dignità del detenuto e dell’umanità della pena”.

“È dovere del giudice, nelle proprie decisioni - ha aggiunto il legale -, di riuscire a trovare sempre un equilibrio tra empatia, compassione, comprensione, rigore e severità, in modo che l’applicazione del diritto sia avvertita dai tutti i cittadini, in primis i condannati, come legittima e giusta perché la decisione giudiziaria non è mai un atto di pura tecnica giuridica, ma un atto di coscienza: la coscienza del giusto”.

“Il rispetto della dignità umana dev’essere sempre la “bilancia” su cui pesare le compressioni di libertà autoritativamente imposte alla persona detenuta perché anche se lo Stato punisce, mai si deve vendicare!” ha concluso l’avvocato Napoli.