Frodi fiscali, sequestrati oltre 8 milioni e mezzo nel bresciano: 12 indagati
Emergono numerosi particolari dal blitz concluso questa mattina tra Brescia, Torino, Verona, Reggio Emilia, Modena, Cremona, Milano, Monza-Brianza, Mantova, Varse, Catania e Reggio Calabria, con ramificazioni fino in Spagna e Svizzera.
Una vasta operazione interforze nata da un'indagine del 2019 per dei reati finanziari nel bresciano (LEGGI), che ha visto impiegati - nella mattinata odierna - oltre trecento militari.
Indagine diretta proprio dalla Procura di Brescia e gestita dalla Guardia di Finanza: quella che sarebbe emersa infatti è una vera e propria associazione a delinquere di stampo 'ndranghetistico, dedita all'emissione di false fatture per operazioni inesistenti.
Complessivamente, questa mattina sono stati arrestati dodici soggetti degli oltre settanta coinvolti, a vario titolo, nelle attività aziendali, ed è stato disposto un sequestro preventivo per 8,5 milioni di euro.
DAL REGGINO AL BRESCIANO
Il sistema sarebbe emerso a seguito di specifiche indagini svolte nel 2019, e si svilupperebbe attorno alla figura di un soggetto, già condannato per associazione mafiosa dal Tribunale di Reggio Calabria, ritenuto al vertice di una omologa organizzazione operante nel nord Italia.
L'uomo sarebbe intraneo alla cosca 'ndranghetista operante tra i comuni di San Roberto e Scilla, e si sarebbe reso protagonista di diversi episodi di intimidazioni e danneggiamenti.
Il suo operato nel distretto industriale del nord-est sarebbe proseguito sin dal 2017. Grazie al timore derivato dalla paventata associazione criminale, sarebbe riuscito a sopraffarre ed estromettere un uomo d'affari del posto già coinvolto in altre frodi fiscali, riuscendo ad assoggettare l'intero gruppo criminale alla propria volontà.
Sono tre in particolare i casi ricostruiti: una simulata rapina a danno di un corriere, per un bottino da 600 mila euro, avvenuto nella Chinatown milanese; la sottrazione delle credenziali bancarie di alcuni conti in Bulgaria grazie alla complicità di una commercialista del posto; dei gravi atti intimidatori a danno degli appartenenti al vecchio gruppo criminale, anche con l'ausilio di armi da fuoco, per sottometterli alla nuova consorteria e trasferire l'intero "pacchetto" di società già sottomesse al giro di false fatturazioni.
UN GIRO D'AFFARI INTERNAZIONALE
Un sistema di frode altamente articolato, che comprenderebbe oltre trenta società ubicate tra Bulgaria, Ungheria, Slovacchia, Svizzera e Croazione, oltre che in Italia, che avrebbero emesso false fatture per 365 milioni in vari settori del commercio, tutte indirizzate ad imprenditori compiacenti operanti tra Brescia e Mantova.
Emersa, inoltre, una somma di denaro - stimata in almeno 450 mila euro - considerata come provente della truffa e destinata esclusivamente alle cosche reggine. Somma che, grazie alla minuziosa indagine ed alle intercettazioni telefoniche, è stata sequestrata.
Proseguono al momento altri accertamenti da parte dello Scico della Guardia di Finanza, che sta ancora operando con le unità cinofile specializzare "cash dog" alla ricerca di ingenti somme di denaro contate (già rinvenute nel corso del blitz) e ad unità anti-terrorismo dei baschi verdi, impegnate anche con l'ausilio di un elicottero.