Colpo ai beni della ‘ndrangheta, sequestro da 20 milioni ad imprenditore di Rizziconi
Il Centro operativo della Direzione investigativa Antimafia di Reggio Calabria ha sequestrato aziende, terreni edificabili, automezzi aziendali e conti correnti intestati ad un imprenditore di Rizziconi, nel reggino, operante nel settore oleario e immobiliare. Il sequestro è stato effettuato in esecuzione di un provvedimento emesso dal Tribunale dello Stretto su proposta di applicazione di misura di prevenzione patrimoniale formulata dal direttore della Dia, il generale dei Carabinieri Antonio Girone. La Dia di Reggio Calabria in riguardo all'operazione parla di espliciti mante di "aggressione ai beni della 'ndrangheta".
L'imprenditore, afferma sempre la Dia, è un 48enne di Rizziconi, Ferdinando Fortunato Maria De Marte, attivo nella produzione, raffinazione e commercio dell'olio d'oliva nella piana di Gioia Tauro, nonché nel settore immobiliare. L'uomo risulta essere stato anche uno dei soci della società che ha costruito il noto centro commerciale “Porto degli Ulivi” sempre a Rizziconi poi ceduto a una società svizzera e già oggetto di vicende giudiziarie che hanno visto coinvolta, in particolare, la cosca dei Crea.
A seguito di una complessa attività di indagine patrimoniale, condotta dal Centro Operativo della Dia di Reggio Calabria e volta a verificare le modalità di acquisizione dell'ingentissimo patrimonio societario e personale riconducibile all'imprenditore, è stata formulata una corposa e esaustiva proposta di misura di prevenzione personale e patrimoniale che il Tribunale Reggio Calabria ha recepito emettendo, ai sensi della normativa antimafia, il relativo provvedimento di sequestro.
Dagli accertamenti effettuati è emerso che l'imprenditore, attraverso le sue società, emettendo e/o ricevendo fatture fittizie nonché simulando costi sostenuti e aumenti di capitale sociale, ha ottenuto indebitamente, in modo ripetuto e costante nel tempo, consistenti risparmi di imposta e cospicui contributi pubblici.
Nei confronti di De Marte, dalla fine degli anni ‘80 a oggi, diverse indagini svolte dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria, Taurianova (RC), Gioia Tauro (RC) e Catanzaro e dai Carabinieri di Rizziconi, avevano evidenziato che alcune società del gruppo erano soltanto "cartiere create ad hoc" al fine di emettere fatture per operazioni inesistenti e/o per ottenere indebiti contributi comunitari. Così il primo febbraio 2008 il gip di Bologna emise nei confronti dell'imprenditore un'ordinanza applicativa degli arresti domiciliari per associazione a delinquere finalizzata alla emissione e utilizzazione di fatture false e per l'indebita percezione di contributi comunitari per importi consistenti (in una occasione avrebbe indebitamente ricevuto contributi per circa 4,6 milioni, mentre in altre circostanze avrebbe decuplicato i costi sostenuti per l'acquisto di impianti a mezzo di fatture inesistenti). In relazione alle condotte antigiuridiche, di recente, la Procura di Bologna ha avanzato nei confronti dell'imprenditore richiesta di rinvio a giudizio.
Sul conto dell’imprenditore sarebbero inoltre emersi indizi di contiguità con la cosca Crea di Rizziconi. Sul versante patrimoniale è stata accertata l'assenza per l'imprenditore di risorse lecite idonee a giustificare investimenti di grossa entità e rilevata una cospicua sproporzione tra redditi dichiarati e patrimonio posseduto.