Morti sul lavoro: maglia nera per la Calabria che sale in zona rossa

Calabria Cronaca

Nel primo bimestre 2025 il dramma continua inesorabilmente e tragicamente. Con un segno più che allarma soprattutto chi lavora quotidianamente per la sicurezza sul lavoro.

Perché rispetto al 2024 le vittime sui posti bianche sono aumentate del 16%. Si contano già 138 decessi, 19 in più dello scorso anno. E sul podio dell’insicurezza nazionale, in zona rossa, c’è oltre un terzo della Penisola”.

Il rischio decessi per regione

A finire in zona rossa a febbraio 2025, con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 4,2 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori), ci sono la Calabria e altre sei regioni: Basilicata, Umbria, Trentino-Alto Adige, Puglia, Liguria, Abruzzo

In zona arancione: Veneto, Toscana e Piemonte. In zona gialla: Lombardia, Campania e Lazio. In zona bianca: Emilia-Romagna, Sardegna, Marche, Sicilia, Friuli-Venezia Giulia, Molise e Valle d’Aosta.

Gli infortuni per età

Anche nel primo bimestre dell’anno l’Osservatorio mestrino elabora l’identikit dei lavoratori più a rischio per fascia d’età. E lo fa sempre attraverso le incidenze di mortalità (per milione di occupati).

Un dato, quest’ultimo, che continua a essere preoccupante tra quelli che hanno maggiore esperienza; infatti l’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia degli ultrasessantacinquenni (7,7) e in quella compresa tra i 55 e i 64 anni (7,1) seguita da quella tra i 45 e i 54 (4,4).

La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 55 e i 64 anni (38 su un totale di 101).

Gli stranieri deceduti sono 21 su 101, con un rischio di morte sul lavoro che risulta essere più che doppio. Infatti, si registrano 8,4 decessi ogni milione di occupati, contro il 3,7 degli italiani.

I numeri assoluti

Sono 138 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 101 in occasione di lavoro (10 in più rispetto a febbraio 2024) e 37 in itinere (9 in più rispetto a febbraio 2024).

Ancora alla Lombardia va la maglia nera per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (17). Seguono: Veneto (11), Puglia (9), Lazio, Piemonte e Toscana (8), Campania, Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna (6), Umbria (5), Liguria (4), Basilicata, Abruzzo e Calabria (3), Sicilia (2), Marche e Sardegna (1).

Ancora senza vittime: Friuli-Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Molise. (Nel report allegato il numero delle morti in occasione di lavoro provincia per provincia).

I settori più colpiti

Le Attività Manifatturiere e Trasporti e Magazzinaggio sono i settori che fanno registrare il maggior numero: sono entrambi con 12. Seguono le Costruzioni (11) e il Commercio (7).

Il martedì e il mercoledì sono i giorni più luttuosi della settimana, ovvero quelli in cui si sono verificati più infortuni mortali nel primo bimestre dell’anno (20,8%).

Deunuce in diminuzione

Le denunce di infortunio totali diminuiscono anche se di poco rispetto a febbraio 202 (-3,4%). Erano, infatti, 92.711 a fine febbraio 2024 e nel 2025 sono passate a 89.556.

Anche a inizio del 2025, il più elevato numero di denunce totali arriva dalle Attività Manifatturiere (9.324). Seguono: Sanità (5.191), Costruzioni (4.528), Trasporto e Magazzinaggio (4.435) e Commercio (4.366).

Le denunce di infortunio delle lavoratrici sono state 33.713 (27.306 delle quali sono denunce di infortunio in occasione di lavoro). Mentre sono 55.843 quelle degli uomini (49.699 in occasione di lavoro). Le donne che hanno perso la vita sono 7, mentre 8 in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.

Quelle stranieri sono 17.450 su 89.556 (circa 1 su 5). E sono 14.944 le denunce registrate in occasione di lavoro su un totale di 77.005. I deceduti sono 21, mentre sono 9 quelli in itinere.

La fascia di età più colpita è quella che va dai 45 ai 54 anni con 18.742 denunce (il 20,9% del totale).