‘Ndrangheta Reggio. Il boss Antonino Lo Giudice alza il tiro
Riprende vigore, a Reggio Calabria, la stagione dei veleni. Ancora una volta al centro di tutto c'é uno degli ultimi pentiti di 'ndrangheta, il boss Antonino Lo Giudice. Gia' nei mesi scorsi aveva tirato in ballo tre magistrati reggini, ma adesso, nei confronti di uno di loro, il numero due alla Procura nazionale antimafia, Alberto Cisterna, alza il tiro, arrivando a dire di avere saputo da suo fratello Luciano, che un altro loro fratello, Maurizio, anche lui collaboratore di giustizia, sarebbe stato scarcerato grazie all'interessamento di Cisterna. Dichiarazioni che hanno avuto un'immediata conseguenza, come atto dovuto, con l'iscrizione del magistrato della Dna nel registro degli indagati della Procura di Reggio Calabria, con l'accusa di corruzione in atti giudiziari. Parlando della scarcerazione di Maurizio, Nino Lo Giudice dice ai magistrati: "mi sembra Luciano ne parlò con Alberto Cisterna. Che poi, dopo che ha avuto buon esito, Luciano mi disse che gli aveva fatto un regalo e mi fece intendere soldi, molti soldi". Una frase ambigua, basata sulla interpretazione di Nino delle parole dei fratello.
Ma quanto basta per fare scattare l'iscrizione nel registro degli indagati. Stamani il procuratore di Reggio, Giuseppe Pignatone, ed il pm della Dda, Beatrice Ronchi, hanno sentito Cisterna nel suo ufficio alla Dna, a Roma. Un interrogatorio chiesto nei giorni scorsi proprio dal magistrato della Dna per chiarire la sua vicenda. Due ore di confronto al termine delle quali Cisterna si é detto "tranquillo e sereno". Cisterna, dopo averlo fatto nel corso dell'interrogatorio, ribatte anche con la stampa alle parole di Lo Giudice, chiarendo che nella vicenda "nessuno riferisce che mi sono state corrisposte somme di denaro, né piccole né ingenti", aggiungendo che la circostanza non gli è stata neanche contestata nel corso dell'interrogatorio. E' Nino Lo Giudice, spiega il magistrato "che nel verbale riportato oggi sul Corriere della Sera avrebbe intuito che erano state pagate somme di denaro per la scarcerazione di Maurizio. Dopo un paio d'ore di interrogatorio, però, non so dire ancora come questa somma, secondo questo calunniatore, sarebbe stata pagata, dove, da chi, come, quando". Nel corso dell'interrogatorio, gli è stata contesta anche una dichiarazione fatta all'ANSA il 13 maggio scorso, quando la vicenda era venuta fuori la prima volta. "Ma che mi sono interessato alla salute di Maurizio - ha spiegato - l'ho detto cento volte". Sulla vicenda è intervenuto anche il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, che ha espresso "piena fiducia negli accertamenti dovuti, da parte della Procura di Reggio Calabria, di fronte alle dichiarazioni di un pentito".