Aree crisi: Tomaino (Uil), bene Scopelliti su Crotone e Gioia T.

Crotone Attualità

"Mi tolgo il cappello davanti all'iniziativa assunta dal Presidente Scopelliti che, nei giorni scorsi, ha formulato ufficiale richiesta al Governo per il riconoscimento di Crotone e Gioia Tauro quali aree di crisi. Questo sì mi sembra il modo più corretto di rispettare gli impegni che si sottoscrivono, ma soprattutto mi sembra il modo più appropriato nell'agire di una classe dirigente regionale che manda in soffitta l'autoreferenzialità' ed agisce sui cardini veri di uno sviluppo ancora possibile". Lo afferma Domenico Tomaino, segretario generale dell'Uil di Crotone. "Sarebbe davvero utile - aggiunge - che nell'immediato il Presidente della Giunta regionale incontrasse i soggetti promotori, al fine di definire gli ambiti istituzionali, sociali ed economici con i quali sostenere il percorso previsto dalla vigente normativa per il riconoscimento delle aree di crisi". Tomaino ricorda che il riconoscimento di Crotone, da parte del Governo, quale area di crisi era il primo di sette punti che CGIL-CISL-UIL di Crotone presentarono durante una manifestazione alla quale aderirono la Regione Calabria, la Provincia ed i comuni del crotonese "che sottoscrissero- ricorda - un documento di intenti con l'impegno a sostenere con coerenza e responsabilità, per i ruoli e le competenze ricoperti ai diversi livelli, i sette punti proposti dal Sindacato Confederale al fine di contrastare efficacemente l'emergenza occupazionale. In buona sostanza, - dice - proponevamo quello che successivamente, a livello nazionale, veniva sottoscritto dal Sindacato e da Confindustria. Un patto, un impegno vero fra parti sociali ed istituzioni, che riconoscevano la gravità della crisi che così duramente ha colpito l'intero territorio provinciale, non risparmiando niente e nessuno: le attività produttive e quelle artigianali, il commercio ed il terziario, i sevizi ed il turismo, i trasporti e l'agricoltura. Insomma, - dice - una condizione di difficoltà generale dalla quale sarebbe davvero difficile uscirne con gli strumenti ordinari o di quella sola buona volontà di cui molte imprese sembrerebbero essere dotate. Ne' può bastare da sola la migliore azione concertativa seppure accompagnata da vigorose azioni di flessibilità da parte del sindacato. Si tratta, infatti, di programmare un nuovo modello di sviluppo che tenga conto delle mutate condizioni sociali, economiche, strutturali ed ambientali con le quali il territorio deve imparare a misurarsi. Senza illusione o voli pindarici - dice Tomaino - ma con la concretezza e la consapevolezza che certe peculiarità possono essere superate dal grande patrimonio delle nostre risorse umane, dalla fantasia e dallo spirito di adattamento, ma anche e soprattutto dalla grande volontà di riscatto delle nostre comunità".