Incendio a Reggio: 5 ore per domare le fiamme, 90 auto distrutte
Nel primo pomeriggio di ieri la Sala Operativa del Comando Provinciale di Reggio Calabria ha dovuto impiegare tutte le risorse in forza alla sede centrale, per poter gestire un’emergenza che inizialmente non si era presentata come tale, in quanto le fiamme avevano interessato oltre alle sterpaglie, nella zona del torrente tra San Leo e Mortara alla periferia Sud della città, anche un deposito di autovetture attualmente posto sotto sequestro. La squadra boschiva, in servizio presso il Comando Provinciale, inviata per prima sul luogo dell’incendio , vista la gravità del sinistro, ha immediatamente richiesto il supporto di altro personale ed automezzi, per poter combattere il lungo fronte di fuoco che oramai aveva interessato il perimetro del deposito di autovetture. Inviate immediatamente 3 autobotti, 2 Autopompe serbatoio ed un’autobotte Kilolitrica (da 20.000 Lt) di stanza presso la sede Aeroportuale VVF, oltre a due moduli per incendio boschivo già presenti sul posto.
Le 18 unità operative coordinate da 1 DOS (Direttore Operazioni di Soccorso) e 3 ROS (Responsabile Operazioni di Soccorso), hanno immediatamente attaccato da più fronti l’incendio, per limitare i danni ed evitare ben più gravi conseguenze alle vicine abitazioni e costruzioni. Nulla è valso l’immane sforzo di tutto il personale intervenuto, che ha dovuto fare i conti con l’enorme quantità di materiale infiammabile depositato e con le autovetture sistemate all’interno del deposito, 90 delle quali sono andate completamente distrutte. Per poter combattere l’incendio anche dall’alto, il Direttore delle Operazioni di Soccorso, ha richiesto il supporto di un mezzo aereo, che ha effettuato alcuni lanci per bonificare ulteriormente la zona, durante la fase di raffreddamento, iniziata dalle squadre di terra. Le operazioni di spegnimento, durate oltre 5 ore, con un enorme dispiego di uomini e mezzi, hanno evitato ben più gravi conseguenze, anche per gli abitanti della zona, che a causa dell’incuria dei terreni, lasciati abbandonati e rigogliosi di erbacce, avrebbero potuto subire gravi conseguenze anche per la salute.