Baracche a fuoco nella tendopoli di San Ferdinando, migrante muore carbonizzato

Reggio Calabria Cronaca
Jaiteh Suruwa, la giovane vittima del rogo

Tragedia nella notte appena trascorsa nella tendopoli di San Ferdinando, nel reggino, che ospita alcune centinaia di immigrati.

Un incendio divampato nella struttura, allocata nella Piana di Gioia Tauro, è costato la vita proprio ad uno di loro, un migrante del Gambia, Jaiteh Suruwa, di appena 18 anni, rimasto carbonizzato nel rogo divampato da un fuoco acceso nelle baracche per riscaldarsi dal freddo.

Le fiamme hanno distrutto proprio due delle baracche, compresa quella in cui la vittima pare stesse dormendo e che non si sarebbe dunque accorta di quanto stava accadendo.

Le strutture precarie in cui vivono i migranti - ora nel fango per la pioggia caduta incessante durante le ultime ore - sorgono a poche centinaia di metri dalla tendopoli ufficiale in cui risiedono invece un altro migliaio di stranieri.

L’accampamento, tra l’altro, è piuttosto affollato proprio in questo periodo dell’anno in cui diversi extracomunitari lo raggiungono per lavorare nei campi della zona durante la stagione della raccolta degli agrumi.

Proprio a gennaio scorso, un altro incendio aveva provocato la morte di una giovane donna nigeriana, Becky Moses, di 26 anni, ferendo altri due ospiti e distruggendo 200 baracche (LEGGI).

Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco della zona che hanno spento l’incendio. Presenti anche i carabinieri, la polizia e la Guardia di finanza.

PREFETTURA VALUTA TRASFERIMENTO IN UNA NUOVA AREA

La Prefettura di Reggio Calabria, dopo la tragedia, potrebbe trasferire gli immigrati della tendopoli in un altro sito da allestire con strutture temporanee.

La possibilità è stata discussa stamani nel corso di una riunione a cui hanno preso parte i vertici delle forze dell’ordine, il procuratore della Repubblica, il Sindaco di San Ferdinando, il comandante della Polizia Municipale e i Vigili del fuoco.

L’obiettivo è stato di analizzare l’accaduto e trovare delle soluzioni per garantire la sicurezza degli stranieri.

Tra le ipotesi, dunque, quella di utilizzare un’area alternativa a quella attualmente occupata, e in tal senso si attendono ora delle verifiche previste per individuare un sito idoneo.

Intanto si era anche valutato di alloggiare un gran numero dei migranti grazie al sistema Sprar, ma gli stranieri beneficiari della protezione internazionale ed inseriti nelle banche dati non sono stati rintracciati e pertanto non è stato possibile notificargli il provvedimento.

Il prefetto Di Bari ha anche ricevuto una rappresentanza degli extracomunitari che risiedono nella baraccopoli a cui ha spiegato le soluzioni che si stano adottando. Dopo il colloquio la stessa rappresentanza si è impegnata a sensibilizzare il resto degli ospiti ad una più efficiente gestione delle tende e dei servizi e sul trasferimento nella nuova area.

Di Bari, infine, si è impegnato ad accogliere la richiesta della famiglia della vittima di far rimpatriare la salma.

(aggiornata alle 12:50)