Ceraudo (Cna Crotone): “La crisi che uccide”
Le piccole e medie imprese, che sono la spina dorsale dell'economia italiana, vivono una crisi senza precedenti, - scrive in una nota il Presidente della CNA di Crotone, Domenico Ceraudo - ce lo diciamo ogni giorno, riunione dopo riunione, e ce lo sentiamo ripetere ogni giorno in qualunque tolk televisivo in cui gli esponenti politici dei diversi schieramenti si rinfacciano i vari provvedimenti che avrebbero potuto mettere in campo e, tanto per citarne uno che ci interessa molto da vicino e che sta portando molte imprese al collasso è il credito vantato dalle imprese nei confronti degli enti. La regione più virtuosa risulta essere la Lombardia che paga in 90gg, mentre la meno virtuosa, neanche a farlo apposta è la Calabria, circa 1100gg., ed ovviamente il credito vantato dalle nostre imprese non è compensabile, per cui ci ritroviamo nell’assurda situazione di vantare dei crediti da un Ente Pubblico che non si sa quando te li darà, ed avere dei debiti con lo stesso Ente che li vuole subito altrimenti ti pignora l’auto con cui devi andare al lavoro. A questo punto – continua Ceraudo - non puoi pagare gli stipendi, ed arriva la disperazione, tutti sottovalutano la disperazione, il profondo scoramento che si sviluppa e che può condurre le persone ad atti estremi come quelli riportati dalle cronache ormai di tutti i giorni, da quando, con l'aggravarsi della crisi economica sono aumentati i suicidi e i tentativi di suicidio. A decidere di farla finita non sono tanto i disoccupati di lungo corso, quanto le persone che perdono il lavoro o sono costrette a chiudere le piccole aziende di famiglia: i piccoli imprenditori sono particolarmente a rischio. Non passa giorno senza che gli organi di stampa non diffondano notizie di suicidio, dal nord al sud, di imprenditori che non reggono più il peso di questa crisi che attanaglia il nostro paese. È ormai accertato che la crisi economica influisce sui tentativi di suicidio. Studi internazionali hanno indagato sul fenomeno, dimostrando che la perdita del lavoro manda in crisi le persone. Un elemento confermato dall'osservazione della situazione italiana: a rischiare di più sono gli uomini, in media di 40-50 anni, Piccoli imprenditori, soprattutto del Nord-Est, che non riescono a superare la fine del progetto di una vita, e sono costretti a fare i conti con un fallimento vissuto come un'onta. Nel nostro territorio, - conclude Ceraudo - in crisi da molto più tempo, noi piccoli imprenditori la crisi l’abbiamo vissuta sulla nostra pelle nel corso degli ultimi dieci anni e cominciamo ora che diventa pesante nel resto del paese e dell’Europa a metabolizzarla, ed è solo per questo che non pensiamo ad atti estremi, ci misuriamo da sempre giorno per giorno con un territorio ostile, il governo non ha creato nel corso degli anni condizioni di sviluppo, siamo stretti sia a livello burocratico che creditizio, eppure andiamo avanti, stringendo i denti, rimboccandoci le maniche, credendo nel lavoro duro, nella professionalità, nella creatività, nella formazione, nell’innovazione, nelle nuove tecnologie, nella convinzione che soprattutto nei momenti difficili la vera forza è quella dello stare insieme. Insieme siamo più forti.