Cimino sui problemi che attanagliano la città di Crotone
Riceviamo e pubblichiamo una lettera unviata da Manuela Cimino, Lista Scopelliti Presidente, con oggetto il tema della disoccupazione e l'inefficacia a risolvere le piaghe della nostra città
"Il passato consiglio comunale, avente ad oggetto la vertenza biomasse e la conseguente messa in mobilità di nove "unità lavorative", ha suscitato in me e credo in altri con un briciolo di buon senso, una serie di riflessioni in merito ad un' amara condizione che ormai da troppo tempo pervade globalmente il nostro territorio. Una città, la nostra, considerata dalla collettività come agonizzante o forse già esanime, priva di speranza alcuna, guidata da una classe politica incapace di prendere le redini della situazione; classe politica che, se potesse optare per tentare di riportare in vita la città, o praticare l'eutanasia, probabilmente sceglierebbe la seconda. Sarebbe senza dubbio la pratica più semplice; basterebbe staccare la spina, inventare che non ci sarebbe stato più nulla da fare e perchè no, magari addossare ad altri la colpa della propria inefficacia; altri soggetti, altre situazioni, altre cause, cause di forza maggiore.
Insomma la perfetta metafora della normale condizione a cui ormai la nostra amministrazione inetta e priva di idee, ci sta abituando. Si certo, si fa politica in Piazza della Resistenza ma una politica ben lontana da quel famoso e didascalico modello Aristotelico che tutti millantano di conoscere ma che pochi, pochissimi applicano.
La politica della casa comunale si potrebbe qualificare come un modello sperimentale di imperizia definibile come "la politica dello scarica barile". Modello risultato vincente se si evidenzia la continuità amministrativa che la cittadinanza Crotonese ha deciso di dare al Signor Sindaco riconsegnandogli la città nonostante i precedenti cinque anni di buio che hanno spianato la strada in vista della definitiva demolizione.
Ma il problema non sussiste; il modello "scarica barile" prevede che, quando il definitivo collasso arriverà, tutti saranno esenti da colpe e così, la famigerata "politica del non fare", la spunterà ancora una volta.
Questo, però è soltanto un epilogo ipotizzabile analizzando tale deprecabile tendenza; epilogo che tutti noi pretendiamo di evitare iniziando una volta per tutte, con ordine e criterio, a fare fronte a ciò che qualche giorno fa, in altre sedi, ho definito come il "palmares delle piaghe sociali". Si, è proprio così; abbiamo completato l'albo d'oro e adesso a questa città, considerata un tempo ormai lontano, ridente cittadina del sud Italia, non manca proprio nulla. Dai disastri ambientali alle malattie che ne conseguono, dal dissesto urbano alla totale assenza di strutture di qualsivoglia natura, dal precariato alla disoccupazione e così via discorrendo.
Proprio in merito alla disoccupazione, tema dal quale è partita "la predica", vorrei fare un ulteriore appunto. Oggi si è parlato di Biomasse, ieri si è parlato di Gres e Villa Giose, sicuramente domani si parlerà di altro ancora. Ogni azienda ha una storia a se ma una simile conclusione: esseri umani costretti a dover rinunciare al proprio lavoro; diritto imprescindibile, essenza primaria della nostra dimensione collettiva, fondamentale strumento sociale e di umana dignità.
Cos' altro deve accadere per risvegliare le coscienze? Vogliamo aspettare che la nostra città diventi un recinto di speranzosi vaganti, prima di correre ai ripari? Perchè ci si preclude a priori di pensare a scala più ampia?
E non sto parlando della scala dell' irreale bensì del possibile, dell'attuabile. Ma bisogna cambiare mentalità, guardare con lungimiranza; aprirsi ai grandi progetti, ai piani d'azione e di sviluppo e soprattutto battersi affinchè tutto ciò non si fermi ad un tavolo politico ma si concretizzi in qualcosa di tangibile e materiale. Basta con il metodo del :"campiamo alla giornata e poi domani si vedrà", basta con il nascondersi dietro all'assistenzialismo ossessivo capace di rallentare il decorso della malattia ma non di guarire. Smettiamola una volta per tutte con la politica del "Panem et circenses" e diamo risposte concrete ad una città che ha il diritto di credere ad un riscatto, ad una contropartita; non lasciamo che il nostro territorio sia tacciato per sempre come "quel posto che poteva essere ma non è", un luogo dal potenziale inespresso."
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