Operazione Pandora, chieste 14 condanne per clan di Isola Capo Rizzuto

Crotone Cronaca
Pierpaolo Bruni

Quattordici condanne e una sola assoluzione per un totale di 139 anni di reclusione: le ha chieste il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Pierpaolo Bruni a conclusione della requisitoria pronunciata oggi nel processo che si sta celebrando davanti ai giudici del Tribunale di Crotone nei confronti di 15 persone di Isola Capo Rizzuto accusate a vario titolo di di associazione mafiosa, estorsione, traffico di droga e di armi, processo scaturito dall'operazione denominata “Pandora” portata a termine il 26 novembre del 2009 dagli investigatori della squadra Mobile di Crotone che ha permesso di ricostruire dieci anni della storia criminale di Isola Capo Rizzuto.

Il pm Bruni ha insistito sull'appartenenza degli imputati alle cosche Arena e Nicoscia, la cui esistenza peraltro è già stata provata da altre sentenze sottolineando che la maggior parte degli elementi a loro carico emergono dalla grande mole di intercettazioni telefoniche e ambientali che finiscono per rappresentare una prova autoaccusatoria.

18 anni di reclusione il pubblico ministero le ha chieste per Nicola Lentini, di 23 anni e Luigi Manfredi, di 36 anni; la condanna a 16 anni di reclusione l'ha chiesta per Pasquale Manfredi, di 33 anni, Tommaso Manfredi, di 60 anni, e Carmine Vittimberga, di 50 anni. Condanna a 12 anni di reclusione per Fedele Martino; condanna a 8 anni di reclusione ciascuno per Giuseppe Fazio, di 53 anni, Paolo Lentini, di 46 anni, e Franco Pugliese, di 53 anni. Sei anni di reclusione, inoltre, il pm Bruni li ha chiesti per Carmelo La Porta, di 41 anni, e Federico Periti, di 32 anni; condanna a 3 anni di reclusione per Graziella Manfredi, di 50 anni, e a 2 anni di rclusione ciascuno per Doriana e Mirko Pugliese, di 27 e 22 anni. Assoluzione, infine, per il collaboratore di giustizia cutrese Angelo Salvatore Cortese. Alle richieste del pubblico ministero si sono associati i rappresentanti di parte civile; l'associazione Sos Impresa, rappresentata dall'avvocato Giuseppe Lavigna, e il Comune di Isola Capo Rizzuto, rappresentato dall'avvocato Giovanni Iedà che ha chiesto un risarcimento di 5 milioni di euro per il danno all'immagine causato alla città dall'attività delle cosche mafiose.