Ingiurie alla Scarfò, si pronuncerà la Cassazione
Hanno chiesto di spostare il processo in un tribunale diverso da quello di Cinquefrondi (Reggio Calabria), 4 dei 16 imputati accusati di minacce nei confronti di Anna Maria Scarfò, la ragazza che dopo aver denunciato e fatto condannare i suoi aguzzini ora vive protetta. Gli imputati sono i familiari degli aguzzini.
A chiedere lo spostamento sono Domenico Cianci, Antonino Cianci, Fabio Piccolo, Pasquale Hanoman e Domenico Cucinotta motivando la scelta nella “la pressione mediatica” suscitata dalla vicenda e che “non consentirebbe – a loro avviso - una serena decisione del giudice monocratico di Cinquefrondi”.
Nell’istanza di legittima suspicione, illustrata in aula dai difensori Antonino Napoli e Giuseppe Germanò, per delega dell’avvocato Giacomo Iaria, e Maria Teresa Caccamo, “si assume – sostengono i legali - che l’attacco mediatico nei confronti della comunità Sammartinese e la richiesta di condanna degli imputati da parte di un numero indefinito di associazioni, presenti in massa tra il pubblico del processo, è certamente idonea ad influire sulla serenità del Giudice Onorario della sede distaccata di Cinquefrondi del Tribunale di Palmi che sarà chiamato a giudicare i fatti oggetto di imputazione”.
Secondo i difensori il messaggio mediatico, costituito anche dal libro che la parte offesa ha scritto insieme alla giornalista Cristina Zagaria, dal titolo “Malanova” e i numerosi documenti prodotti a corredo della richiesta “valgono a provare l’esistenza di una grave e abnorme situazione locale per poter ritenere pregiudicata la libertà di determinazione delle persone che devono partecipare al processo”.
L’avvocato Antonino Napoli, in particolare, ha evidenziato che “le situazioni sopra descritte non sono altrimenti eliminabili e pregiudicano la libera determinazione delle persone che partecipano al processo, la sicurezza o l'incolumità pubblica e determinano motivi di legittimo sospetto in quanto creano una situazione di grave turbamento dell’ordine pubblico a causa della contrapposizione che la parte offesa, con le proprie esternazioni mediatiche, ha determinato tra la popolazione di San Martino (compresa l’Amministrazione Comunale di Taurianova) e le varie associazioni che hanno contribuito a creare un clima non idoneo alla celebrazione di un processo sereno nel distretto della Corte di Appello di Reggio Calabria.
Il Giudice Giuseppe Ramondino ha, pertanto, sospeso il processo ed inviato gli atti alla Corte Suprema di Cassazione affinché si pronunci sul ricorso.