Barresi: un patto tra generazioni per il progresso e lo sviluppo
I giovani di oggi non servono a nulla.- Comunica una nota stampa del dr. Salvatore Barresi - Frasi fatte di questa natura ne sentiamo quotidianamente da tutti, anche se poi, tutti, invidiano il giovane e la sua vitalità. Una frase di Picasso rimasta emblematica recita: “Ci vogliono molti anni per diventare giovani”.
Attaccati da ogni parte, i giovani custodiscono il DNA della vita e se li guardi, se li ascolti li ami perché sono creativi e tutti pensiamo come si diventa giovani, per prima cosa, guardandoli vivere nelle loro mode più esteriori, ma soprattutto scrutando il loro animo, le loro aspirazioni, le loro paure, i loro ideali. È chiaro che per aiutarli a diventare giovani - e noi adulti tornare ad esserlo - bisogna riappropriarsi del valore della persona. Difficile fermarsi e chiedersi se e quanto valiamo, non abbiamo mai tempo per i giovani; si sentono lontani dalla società, dalla politica dalle istituzioni. Mettere la persona al centro significa darsi del tempo e trovare guide oneste che aiutino ognuno ad essere se stesso e poi ad agire. Perché è difficile, in questa terra abbandonata e desolata, pensare a dedicare più tempo ai giovani con l’aiuto di maestri saggi indispensabili per ricomporre una identità perduta e uno sviluppo integrale dell’uomo nel suo habitat locale? Crotone non vive più relazioni sociali fondanti, ma relazioni superficiali e spontanee senza una dimensione naturale e soprannaturale della socialità e con scarse qualità naturali dell’essere umano (per esempio, il linguaggio), bassa formazione e pratica per una loro corretta realizzazione. - Continua - Crotone non deve limitarsi ad una socialità basata sugli aspetti politici e scambi materiali; sono ancora più importanti le relazioni basate sugli aspetti più propriamente umani: anche per ciò che riguarda l’ambito sociale si deve mettere in primo piano gli elementi spirituali. Edificare una nuova società crotonese degna della persona consiste nella crescita interiore partendo dai giovani.
Rimettere la persona al centro di ogni cura: recuperare la propria storia, riannodare i fili spezzati di un passato magari difficile, riscoprire la preziosità di essere ciò che si è, conoscere le proprie attitudini per valorizzarle. La crisi della politica locale è realtà con cui tutti i cittadini crotonesi sono chiamati a confrontarsi. I partiti non svolgono più il ruolo di catalizzatori delle grandi spinte ideali come negli anni passati. All’orizzonte non si intravedono forze che possano promuovere il bene comune mediante progetti di largo respiro. Queste difficoltà si acuiscono a livello sempre più: gli amministratori locali sono chiamati a inventare giorno per giorno una nuova politica, in molti casi senza avere solidi punti di riferimento. In questo contesto, è evidente che la formazione deve tornare ad assumere un ruolo centrale, seppure in forme nuove e in grado di rispondere alle sfide poste da scenari socio-economici in continuo divenire. - E ancora - È chiaro che non ci si forma da soli e non ci si forma solo per se stessi, un gruppo di riferimento con uno scopo condiviso da tutti è fondamentale per non essere inghiottiti dal niente. Senza modelli, senza persone che ci circondino di calore, di amicizia, di idee, di progetti per cui valga la pena spendersi, non si può crescere. Tutti abbiamo bisogno di sentirci attesi, cercati; di ricercare con altri il senso della vita, le motivazioni di un impegno; di recuperare il coraggio di andare avanti e di scendere più in profondità.
I giovani hanno bisogno di essere spronati positivamente per non smettere di credere che si può sempre cambiare qualcosa di noi, della società, del mondo, per non smettere di prepararci, di formarci, di affrontare le difficoltà del tempo che viviamo. Sento che sia giunta l’ora di non ricattare più i giovani e dare loro la giusta dimensione, riappropriarsi del tempo presente e progettare il futuro. Ogni persona è proiettata verso un futuro che prepara e costruisce giorno dopo giorno; si resta persone se non si smette di vivere una dimensione di speranza per il domani fatta di sogni e insieme di concretezza, di ricerca e insieme di nuove scoperte, per ridisegnare il mondo iniziando dallo spazio sotto casa propria. C’è però un ostacolo che si frappone tra i giovani, il progresso e la società, una pesante eredità lasciata dagli adulti: l’avidità sfrenata del consumismo, l’indifferenza, la corsa alla ricchezza. Bisogna avere il coraggio, come adulti, a fare autocritica e, come giovani, saper discernere e raccogliere l’eredità buona del passato evitando gli errori delle precedenti generazioni. - Continua Barresi - Gli adulti e i giovani, solo riconciliandosi tra generazioni, possono creare un “patto” e disegnare un itinerario di progresso e sviluppo, recuperando il senso di essere inseriti nella storia prendendo il buono del passato che diventa il presente su cui si poggia per trovare slancio verso il futuro fatto di nuovo lavoro per i giovani crotonesi.
Purtroppo, nella Città di Crotone, si è creata una frattura tra il denaro, il suo uso, l’avidità di profitti senza limiti e il lavoro. Tutte le soluzioni prospettate alla possibile uscita dalla crisi, non a caso, convergono sull’avidità di profitti, accentuando ancora di più la frattura tra denaro e lavoro, e sui suoi derivati sociali - pensioni, sanità, scuola. Tutto ciò ha prodotto e sta producendo flessibilità esasperate, precarizzazioni selvagge, libertà di licenziare. Non è questa la nuova civiltà economica dello sviluppo che volevamo. Bisogna iniziare una nuova stagione di sviluppo sostenibile. Questo è possibile solo se diamo fiducia alla nostra comunità e ottenere che la nostra società si impegni unita verso questo obiettivo con una nuova classe dirigente. Questo servirà ai cittadini, alle imprese e ai lavoratori. Cosa sarà importante per iniziare questo tempo nuovo? Tutti, proprio tutti, dovranno sforzarsi di riannodare il filo che lega economia e società, vita delle imprese e vita dei cittadini, perché questo filo, in questi anni difficili, in questi giorni difficili, si è spezzato. Un impegno disinteressato da personalismi per rendere più forte e più visibile il legame tra la crescita della ricchezza e la sua diffusione e ridistribuzione nella società. Il nostro impegno è correggere la percezione che le crisi siano di tutti ma i profitti solo di pochi. È ritornata l’ora, come già fatto in altri periodi, di mettere sempre più il lavoro ed i lavoratori al centro delle politiche per lo sviluppo locale. È importante prendere coscienza che il lavoro non è solo un mezzo, ma assume un valore più grande, di fondamento morale del benessere individuale, e di grande ed unica vera opportunità di emancipazione e di libertà per i cittadini, soprattutto per quelli che partono in condizioni di svantaggio.
L’impegno di chi governa è quello di affrontare lo sviluppo dell’economia locale come questione politica, non come questione tecnica. Si deve far ricondurre, con urgenza, le forze di governo il dibattito sul vero terreno di discussione: quale sviluppo economico del territorio si vuole perseguire, quali interessi si vogliono privilegiare, quali gruppi sociali si vogliono aiutare. Finalizzare la crescita economica alla equa diffusione sociale della ricchezza e non alla massimizzazione della ricchezza individuale è l’impegno di questo nuova era di politica economica territoriale con una evidenza verso la tutela dell’ambiente naturale e della salute di tutti, limite invalicabile che non può essere scavalcato da nessun progetto imprenditoriale. In ogni progetto, in ogni iniziativa, che partirà da oggi in avanti, deve esserci, e deve essere chiaramente visibile, l’obiettivo di creare nuove opportunità di lavoro stabile e di qualità adatte al mondo di oggi e quello di domani, per consentire ai cittadini, specie a quelli più giovani, la libertà di decidere di lavorare nella propria provincia e città. Non è vero che manca il lavoro. - Conclude Barresi - E’ una eresia, è una ipocrisia dire che non c’è lavoro. Nostro Signore non ci ha lasciato senza lavoro: basta pensare, ad esempio, alla indispensabile e indifferibile messa in sicurezza del territorio crotonese, alla necessità di intervenire sullo sviluppo specializzato della portualità, sul potenziamento della filiera agro-alimentare, sull’arricchimento dell’offerta turistica, e infine, ritornare a pensare alla reindustrializzazione. A tutto questo è possibile associare un obiettivo trasversale cioè quello dell’incremento della capacità di innovazione e di creatività del nostro sistema economico. Anche se c’è un buio fitto che imprigiona questi slanci, il buio del sottosviluppo e della fame da un lato; il buio del non senso, della paura di vivere, dello sballo dall’altro, c’è una speranza forte, proveniente dagli ambienti cristiani, che credono che questo mondo si può cambiare, che crede nella responsabilità personale a mettersi in gioco."