Cosenza: ordinanza di custodia cautelare in carcere per usura ed estorsione

Cosenza Cronaca

Ieri, il personale della Polizia di Stato della Squadra Mobile della Questura di Cosenza, diretta dal Commissario Capo dr. Antonio Miglietta, incaricato dell’esecuzione del provvedimento, ha proceduto a notificare nei confronti di Francesco Ruffolo, già detenuto presso la Casa Circondariale di Cosenza per altra causa, ordinanza di custodia cautelare per il concorso nei reati di usura ed estorsione, emesso dal Tribunale della Libertà di Catanzaro.

La vicenda si inserisce nella più complessa indagine avviata dagli Agenti di Polizia della 1^ Sezione della Squadra Mobile a seguito del suicidio – avvenuto il 20 aprile 2009 – di Giuseppe Perfetti il quale, in un manoscritto rinvenuto accanto al suo cadavere, aveva indicato il motivo che lo aveva condotto alla determinazione di togliersi la vita nella propria insostenibile esposizione debitoria e nella pressione usuraria impostagli, tra gli altri, da Francesco Ruffolo.

A carico di questi furono avviate immediatamente intercettazioni telefoniche che, per la sopravvenienza di alcuni interessanti colloqui, furono estese alle utenze in uso ad altri soggetti ritenuti utili ai fini delle indagini.

Nel corso dell’attività captativa, emerse che uno di questi era vittima dell’attività usuraria del predetto Ruffolo e di suo figlio Giuseppe, poi ucciso a colpi d’arma da fuoco il 22 settembre del 2011. Escusso su tali circostanze, la vittima aveva dapprima negato per timore di ritorsioni, ma poi, davanti all’evidenza dei fatti rappresentata dall’ascolto delle conversazioni telefoniche che egli aveva sostenuto con i due Ruffolo, si decise ad ammettere l’attività usuraia posta in essere nei suoi confronti.

Dunque, le dichiarazioni della parte offesa erano corroborate dall’esistenza di validissimi elementi di riscontro rappresentati dalle risultanze dell’attività captativa, dalla quale emergeva il permanere della situazione di assoggettamento della vittima all’attività impositiva degli indagati, nonché il rischio, attualissimo, che questi ultimi ponessero in essere nei confronti della vittima medesima atti di violenza.

Sulla scorta delle predette emergenze investigative, la 1^ Sezione della Squadra Mobile, con un’articolata informativa, il 5 novembre 2009 deferì all’A.G. Francesco Ruffolo, suo figlio Giuseppe, ritenuti responsabili, in concorso tra loro, dei reati di usura ed estorsione.

Accogliendo le tesi della pubblica accusa, il 2 marzo 2010 il GIP del Tribunale di Cosenza emise ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Francesco e Giuseppe Ruffolo, cui si dava esecuzione il successivo 4 marzo.

Il provvedimento custodiale fu però annullato con rinvio dalla Corte di Cassazione, in aderenza a quanto stabilito dal TDL in data 18 marzo 2010, sulla base di una diversa valutazione degli elementi indiziari. Lo scorso 29 marzo, il TDL di Catanzaro, investito nuovamente della questione, ha ribaltato la precedente decisione confermando l’ordinanza impugnata a motivo della gravità degli indizi emersi a carico di Francesco Ruffolo nel corso delle investigazioni, provvedendo a depositare la relativa ordinanza lo scorso 19 aprile.