Assenteismo: a giudizio i due dipendenti della Provincia di Catanzaro

Catanzaro Cronaca

Il giudice dell'udienza preliminare di Catanzaro ha rinviato a giudizio Graziano Renda e Giovanni Pittelli, dipendenti della Provincia di Catanzaro, coinvolti nell'inchiesta cosiddetta "Free badge", in cui a gennaio del 2011 culminò una specifica attività dei carabinieri contro il fenomeno dell'assenteismo. Il gup, Livio Sabatini, ha mandato i due uomini al processo, che avrà inizio il 30 settembre prossimo davanti al tribunale di Catanzaro, dove saranno difesi dagli avvocati Ivan Posca e Saverio Pittelli.

Stralciata la posizione della terza persona coinvolta nell'inchiesta, Fortunato Salvatore Carnovale, che ha già concluso il procedimento a suo carico con un patteggiamento - il giudice gli ha inflitto sei mesi di reclusione come richiesto dall'avvocato Bruno Napoli con il consenso del pubblico ministero -. Nell'ambito delle indagini Renda, 41 anni, di Soverato (Cz), impiegato nell'ufficio Informazioni attività turistiche (ex Atp) della Provincia di Catanzaro, e Carnovale, 61 anni, applicato all'ufficio agricolo di zona dello stesso Ente, furono posti agli arresti domiciliari, il 12 gennaio del 2011, con l'accusa di truffa aggravata e continuata ai danni di un ente pubblico e di alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza, per essersi arbitrariamente allontanati dal posto di lavoro. Fu solo denunciato a piede libero Pittelli, accusato di abuso d'ufficio per non avere, secondo l'accusa, controllato adeguatamente i colleghi.

Il 3 febbraio il giudice per le indagini preliminari, Antonio Rizzuti, convalidò gli arresti di Renda e Carnovale, che comunque erano già stati rimessi in libertà dallo stesso pubblico ministero titolare delle indagini, Gerardo Dominijanni, il quale decise di procedere nei loro confronti lasciandoli a piede libero. L'inchiesta era partita ad aprile 2010, dopo alcune segnalazioni anonime. Dalle prime verifiche sarebbe emerso che Renda e Carnovale timbravano l'entrata in ufficio, ma poi andavano a sbrigare faccende del tutto personali. Comportamenti a lungo monitorati dai militari, anche con apposite riprese video e pedinamenti.