Operazione “countdown”: i dettagli
Alle prime ore della mattina il personale della Squadra Mobile e del Commissariato di P.S. di Bovalino, ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 19 luglio u.s. dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di Domenico Perre 61 anni, Domenico Ruffo 34 anni, Basilio Schepis 51 anni, Giovanni Schepis 46 anni, Stefano Versaci 52 anni, Francesco Mammoliti 32 anni, Francesco Pizzata 47 anni e Salvatore Vadalà 53 anni, ritenuti responsabili, a vario titolo, di spaccio di sostanze stupefacenti del genere cocaina, eroina e marijuana, tentata estorsione, sequestro di persona e furto aggravato.
L’attività di indagine svolta trae origine dalle dichiarazioni rese al personale della Polizia di Stato e alla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria dai fratelli Ruffo Rosario e Pietro, all’inizio in veste di dichiaranti e successivamente in quella di collaboratori di giustizia, e si basa essenzialmente sugli esiti delle attività effettuate a riscontro delle propalazioni collaborative e dell’attività di intercettazione svolta nei confronti dei soggetti indagati. I fratelli Ruffo si erano decisi a collaborare con gli inquirenti dopo le gravi minacce ricevute da Domenico Perre, trafficante di droga di Platì a seguito di acquisiti di numerosi quantitativi di sostanza stupefacente (200/300 grammi di cocaina, 3 kg di marijuana e 500 grammi di eroina) non pagata alla consegna e destinata al messinese Giovanni Schepis il quale, dal canto suo, non onorava il debito contratto con i fornitori (quantificato in 30 mila euro e lievitato a 40 mila in ragione dei ritardi dell’insolvenza) a causa del quale, Pietro Ruffo, per sfuggire alle ritorsioni, si era reso irreperibile. Dopo questi eventi, nel periodo a cavallo dei mesi di maggio e giugno 2011, Rosario Ruffo decideva di intraprendere un percorso di collaborazione con la giustizia, dapprima rendendo dichiarazioni spontanee a personale della Polizia di Stato e successivamente dichiarazioni auto ed etero accusatorie ai magistrati della DDA di Reggio Calabria ai quali riferiva del proprio coinvolgimento e dei fratelli Pietro e Domenico in traffici di sostanza stupefacenti in cui erano implicati anche soggetti di Platì e Messina. Nel successivo mese di luglio, anche il fratello di Rosario, Pietro decideva di collaborare con la giustizia e ai magistrati della DDA di Reggio Calabria riferiva di aver operato nel settore del traffico di sostanze stupefacenti sin dagli anni ’90, rifornendo in maniera stabile la “piazza” di Messina dove suo cognato Giovanni Schepis, unitamente al fratello Basilio, provvedeva allo smercio della droga. Nello specifico:
- Domenico Perre è accusato di aver ceduto a Basilio Schepis, attraverso la mediazione di Pietro Ruffo, nel mese di maggio 2010, 300 grammi di cocaina, 3 kg di marijuana e 500 grammi di eroina, per lo spaccio al minuto a Messina, di aver sottratto a Domenico Ruffo, fratello di Rosario e Pietro, un’autovettura VW Golf a parziale scomputo del debito di droga, di aver tentato di estorcere con violenza fisica (consistita nell’aver percosso Ruffo Pietro e Domenico con schiaffi e pugni) 40 mila euro quale corrispettivo della partita di droga non pagata, e di aver tentato di porre in essere il sequestro di persona nei confronti di Rosario Ruffo facendolo salire sulla propria autovettura e trattenendolo contro la sua volontà al fine di conseguire il pagamento dei 40 mila euro del quantitativo di droga non pagato alla consegna;
- Domenico Ruffo, Stefano Versaci, Basilio Schepis e Giovanni Schepis sono accusati, a vario titolo, di aver detenuto al fine di spaccio 1 kg e mezzo di cocaina. In particolare, Stefano Versaci vendeva ai fratelli Schepis il citato quantitativo di droga e Domenico Ruffo fungeva da staffetta durante il trasporto;
- Basilio Schepis è accusato di aver acquistato da Domenico Perre con la finalità di spaccio 300 grammi di cocaina, 3 kg di marijuana e 500 grammi di eroina, per lo spaccio al dettaglio a Messina;
- Giovanni Schepis, Francesco Mammoliti, Francesco Pizzata, Salvatore Vadalà, sono accusati di aver detenuto al fine di spaccio 100 grammi di cocaina. In particolare, Pizzata, su incarico diMammoliti, cedeva il quantitativo di droga a Vadalà che lo riceveva per conto di Giovanni Schepis nel mese di settembre 2010.