Vertenza Akrea: Rocco (Flaica-Cub), assenza politica a Crotone

Crotone Politica

Riceviamo e pubblichiamo nota stampa a firma di Antonio Rocco della Segreteria provinciale Flaica-Cub su quanto accaduto nei giorni scorsi nel palazzo del comune di Crotone a seguito della notizia del licenziamento di alcuni operai della società comunale Akrea che si occupa del verde pubblico:

“Quanto successo nella sala giunta del Comune di Crotone, mercoledì 25 luglio e frutto di un’assenza politica nel comune di a Crotone a Crotone la politica tutta,di qualsiasi colore politico ,fa uso della disgrazia dei poveri lavoratori cui viene a mancare l’unica risorsa, il lavoro. Dell’azienda Akrea ne fanno di carta traccia, la usano e poi la buttano, non considerando che a capo di tutto ciò vi sono lavoratori che vivono di un solo stipendio, che serve per mandare avanti la famiglia, con un mutuo da pagare, con figli disoccupati da gestire, da controllare che dalla disperazione non sono arruolati dalla mafia. Akrea, come dicono i sindacati tutti, e un patrimonio della città di Crotone, un’azienda che ha professionalità, che ha tutti i requisiti per essere rilanciata.

La politica Crotonese non sta ai patti dalla prima legislatura del Sindaco Peppino Vallone, si era preventivato di commissariare la allora azienda aspas. La segreteria provinciale della Flaica-Cub, Antonio Rocco, (Lavoratore addetto alla raccolta della R.S.U.), che vede all’interno dell’azienda, Akrea, la tensione che si sta accumulando, da quel famoso 28 ottobre 2006, Da quella riunione che fece, loro, i capi gruppo dell’allora giunta comunale, il sindaco Vallone, con puzzle, scritte con numeri da decifrare fece lo scenario del rilancio o della morte della municipalizzata. Mentre i lavoratori Aspsc erano legati nell’atrio del comune Adesso Tutti, sono bravi e belli e scrivono cosa fare per il rilancio dell’azienda, hanno dato servizi senza contenuti, adesso a distanza di anni, vogliono licenziare, si sono accorti che non ci sono i fondi, incolpano al Governo centrale, ma non parlano di quanti servizi di pubblica utilità hanno esternalizzato.

La Flaica-Cub ha inviato dal gennaio 2012 a oggi più volte fax al comune di Crotone per essere ricevuto, dal Signor Sindaco, perché riteneva opportuno avviare, una procedura di discussione, per la seria problematica che stava maturando, ma probabilmente, per il Sindaco, Peppino Vallone, ricevere il sindacato CUB che è il più importante sindacato di base operante nel nostro paese, è presente nel CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro i cui elementi sono designati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri prendendo a base la rappresentatività) non era importante, ricevere la delegazione sindacale perché la Flaica in nome di Antonio Rocco aveva ricordato al signor sindaco con lettera del 30/03/2012 che lo articoli 1°, 35°, 36° della Costituzione, recita diritto al lavoro, e retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa.

Pertanto il signore sindaco non può e non deve per senso morale, per rispetto della costituzione, che per lui avvocato, è stato il pane quotidiano per la sua famiglia, mettere in discussione i posti di lavoro. Bisogna tenere presente che la Corte Costituzionale,con sentenza 199 del 17 luglio 2012 , dichiara,che E' costituzionalmente illegittimo l'art. 4 del d.l. n. 138/2011, conv. con modif., dalla l. n. 148/2011, sia nel testo originario che in quello risultante dalle ss. mm., recante adeguamento della disciplina dei spl al referendum popolare. E' costituzionalmente illegittimo l'art. 4 del d.l. 13 agosto 2011, n. 138, conv., con modif., dalla l. 14 settembre 2011, n. 148, sia nel testo originario che in quello risultante dalle successive modificazioni, in quanto viola il divieto di ripristino della normativa abrogata dalla volontà popolare desumibile dall'art. 75 Cost. Il citato art. 4 (intitolato "Adeguamento della disciplina dei servizi pubblici locali al referendum popolare e alla normativa dall'Unione europea"), adottato dopo che, con dPR 18 luglio 2011, n. 113, era stata dichiarata l'abrogazione, a seguito di referendum popolare, dell'art. 23-bis del d.l. n. 112 del 2008, recante la precedente disciplina dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, infatti, detta una nuova disciplina dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, che non solo è contraddistinta dalla medesima ratio di quella abrogata, in quanto opera una drastica riduzione delle ipotesi di affidamenti in house, al di là di quanto prescritto dalla normativa comunitaria, ma è anche letteralmente riproduttiva, in buona parte, di svariate disposizioni dell'abrogato art. 23-bis e di molte disposizioni del regolamento attuativo del medesimo art. 23-bis contenuto nel d.P.R. n. 168 del 2010.

Nonostante l'esclusione dall'ambito di applicazione della nuova disciplina del servizio idrico integrato, risulta evidente l'analogia, talora la coincidenza, della disciplina contenuta nell'art. 4 rispetto a quella dell'abrogato art. 23-bis del d.l. n. 112 del 2008 e l'identità della ratio ispiratrice. Le poche novità introdotte dall'art. 4 accentuano, infatti, la drastica riduzione delle ipotesi di affidamenti diretti dei servizi pubblici locali che la consultazione referendaria aveva inteso escludere. Tenuto, poi, conto del fatto che l'intento abrogativo espresso con il referendum riguardava "pressoché tutti i servizi pubblici locali di rilevanza economica" ai quali era rivolto l'art. 23-bis, non può ritenersi che l'esclusione del servizio idrico integrato dal novero dei servizi pubblici locali ai quali una simile disciplina si applica sia satisfattiva della volontà espressa attraverso la consultazione popolare, con la conseguenza che il suddetto art. 4 costituisce, sostanzialmente, la reintroduzione della disciplina abrogata con il referendum del 12 e 13 giugno 2011. Il Signor Sindaco, il consiglio comunale, tutto, sia di maggioranza sia di minoranza su quanto dettato dalla sentenza 199 della Corte Costituzionale ha la facoltà, l’obbligo di esprimersi su cosa fare dell’azienda comunale Akrea, e dei dipendenti”.


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