Trasferimento Bronzi: Patera, “rapina” in carta bollata
"Era il 16 agosto del 1972 quando due statue bronzee furono scoperte nel fondale marino di Riace. Fu un grande giorno. Quello che consentì a noi calabresi di ricordare che il nostro suolo nasconde le radici di una civiltà tanto antica quanto grandiosa. I bronzi, i due guerrieri carichi di anni, più antichi di Cristo, terribilmente perfetti, suscitano un sentimento che, da Omero in poi, fu chiamato “terror sacro”, un'inquietudine legata alla consapevolezza della presenza del divino nella nostra quotidianità. – Lo scrive in una nota Ippolita Patera Dirigente Provinciale La Destra di Reggio Calabria - Disponiamo di radici robuste che affondano in un terreno culturale di grande rilievo, nel quale si rinvengono stratificazioni di un'antica civiltà fatta di profonda speculazione filosofica e di grandi scoperte scientifiche.
Ti rapiscono, i bronzi, ti rendono partecipi dell'immensa e smarrita dignità di essere uomini, ti ricordano la fierezza della vittoria e la dignità della sconfitta, ti guidano nel viaggio che va dalla perfezione del corpo fino alla radice dell'anima. Calmi ed immobili, ti offrono la visione di un'unità originaria che perdiamo al momento della nascita, quando cerchiamo di separare ciò che non è separabile, la vita e la morte.
La loro consapevole coscienza di un qualcosa che non è facile spezzare, che non è legato alla resistenza di un respiro, c'invita a riflettere sul nostro dovere di essere migliori, di poter raddrizzare il percorso, modificare le scelte, ravvivare il fuoco delle nostre menti recuperando i germi della nostra vera vocazione storica. E mentre il respiro del mare giunge, ansimando, ai nostri lidi, ricordandoci la grande forza di attrazione esercitata dalla civiltà della Magna Grecia, sede naturale della scienza e delle norme di vita civile più evoluta, è difficile immaginare i bronzi lontani dalla terra che li ha scoperti.
Indubbiamente, siamo grati alla città di Firenze, che, in illo tempore, si occupò della pulitura, conservazione e controllo dei bronzi per quasi cinque anni, ma non bisogna dimenticare che i guerrieri vennero dal mare ed è al calabro mare che l'identità dei bronzi è legata. Pertanto, auspico che chi ci rappresenta, nella sede regionale calabrese, recuperi il senso d'appartenenza al territorio, rimembri la condizione eccelsa in cui siamo stati in un lontano passato e difenda il patrimonio artistico-culturale identitario della Calabria".