Crotone: Nuccio Milone ricorda Renato Politano
Riceviamo e pubblichiamo una nota in memoria di Renato Politano che ha scritto l’ex sindaco di Isola Damiano Milone:
“Il 27 agosto in un caldo pomeriggio d’estate abbiamo salutato per l’ultima volta Renato Politano, straordinario dirigente contadino protagonista di un lungo periodo della nostra storia politica e sociale. L’abbraccio ai familiari da parte di pochi amici non sminuisce il ruolo che Politano ha avuto nella costruzione del movimento delle campagne calabresi, dalla fine degli anni sessanta ad oggi. Quella di Renato era stata una scelta di vita. Appena diplomato di perito agrario, la famiglia volle fargli vivere una esperienza politica a Crotone, che all’epoca veniva considerata la scuola di partito per eccellenza. Qui il movimento contadino, era in una fase di passaggio e di riorganizzazione. Trascorsi quasi venti anni dalla riforma agraria, si sentiva forte il bisogno di rinnovare gli strumenti di autogoverno del mondo agricolo per aumentarne la capacità di guidare i processi di trasformazione. In quegli anni si cominciava a parlare di agro-alimentare e a Strongoli era stato realizzato uno zuccherificio che avviò una vera e propria rivoluzione dell’agricoltura crotonese, la quale passò da attività per autoconsumo a impresa da economia di mercato. In quegli anni nell’Emilia rossa, precisamente a Bologna, era stato costituito il CNB (Consorzio Nazionale dei Bieticoltori), che cominciava a diffondersi anche nel mezzogiorno. Eravamo a metà degli anni sessanta e la nascente organizzazione era stata affidata al grande Domenico Bagnato.
Fu proprio Mimmo che al suo fianco volle il giovane Politano, fresco di diploma desideroso di mettere a frutto le proprie conoscenze e fare esperienza nel territorio che diede avvio alla riforma agraria dopo l’eccidio di Melissa e di Montescaglioso. Il partito dell’epoca, poteva contare su alcune famiglie particolarmente accoglienti presso le quali trovavano fraterna sistemazione i dirigenti del partito. I Ruperto, da sempre militanti comunisti, lo accolsero con affetto e la giovane Luciana, la più piccola di questa splendida famiglia, si innamorò del bel Renato e dopo breve tempo lo sposò. Sono passati quasi quarant’anni da allora durante i quali sono intervenuti grandi cambiamenti nella società calabrese. I partiti stessi sono cambiati e la militanza, intesa come appartenenza è solo un ricordo. Renato da tempo non frequentava il partito, quei luoghi acutizzavano un cocente dolore mai sopito, per la perdita del fratello Franco. Non sopportava quel muro di solitudine nel quale era stato rinchiuso il fratello, che era stato un protagonista della politica calabrese per oltre un trentennio e che è morto dimenticato anche dai suoi amici di sempre. A Renato mancava tanto quel partito a cui era legato per tradizione familiare e per scelta ideale, avvertiva che le profonde trasformazioni nella società, stavano trascinandolo verso il dissolvimento. In fondo Renato con il suo temperamento era un reduce, un vecchio combattente che torna dal fronte deluso e stanco.
Anche il mondo agricolo cominciò a trasformarsi rapidamente, la piccola impresa figlia della riforma agraria non reggeva più il confronto col mercato globalizzato, l’associazionismo agricolo mostrava cedimenti, con la regionalizzazione dell’economia su scala europea, vengono smantellati i capisaldi dell’agricoltura tradizionale e con essi il sistema degli accordi interprofessionali di cessione dei prodotti che aveva alimentato la spinta alla nascita di associazioni per comparti produttivi. Da qui in avanti crolla non solo tutto il sistema produttivo, ma anche quella solidarietà che caratterizzava l’intero universo delle micro imprese, e si parlerà soltanto di dismissioni. C’è una immagine che non ho mai cancellato dalla mia memoria che sintetizza il valore e il carattere di Renato, riguarda una infuocata assemblea nello zuccherificio di Strongoli, davanti a centinaia di autotrasportatori inviperiti che avevano paralizzato le operazioni di conferimento delle bietole, c’era da avere paura ma Renato alla fine, ancora una volta dimostrò tutto il suo valore di dirigente impavido, riuscì a far rientrare la protesta, salvando la campagna bieticola e il reddito dei produttori. Sono passati tanti anni dall’epoca, quel mondo che aveva reso invincibile il movimento operaio crotonese, è stato definitivamente dimenticato da una classe dirigente inadeguata che ha cancellato l’identità di questo territorio soltanto perché non ne faceva parte. Non me ne voglia nessuno, ma con Politano esce di scena l’ultimo dirigente contadino che aveva saputo coniugare passione politica, senso di appartenenza e capacità di interpretare bisogni reali di una componente straordinaria del movimento dei lavoratori del crotonese che aveva precorso i tempi attraverso un laboratorio politico ancora oggi di straordinaria attualità. Ciao carissimo, indimenticabile amico”.