Riordino province, Malacari: ci piacerebbe capirne di più
“Nonostante il Ministro Patron Griffi insiste convinto sulla irreversibilità della decisione assunta dal Governo in tema di riordino delle province, qualcosa ancora ci sfugge. E cosi, da “retrogradi campanilisti” (è in questo modo che vengono definiti dal Ministro tutti coloro che difendono il proprio territorio dalla scure della “spending review”?), ci piacerebbe capirne di più, soprattutto sulle ragioni e sui vantaggi della riforma. – Lo scrive in una nota stampa Vincenzo Malacari, Coordinatore della RSU della Provincia di Crotone - In tal senso, ci si chiede, ad esempio, perché dovrebbe essere vantaggioso per l’Italia diminuire il numero delle province, rendere quelle esistenti molto più grandi ma, al tempo stesso, ridurre drasticamente le loro funzioni ? Non sarebbe invece più logico, ai fini della razionalizzazione dei costi, concentrare in un Ente più grande più funzioni? E ancora, perché queste funzioni dovrebbero essere trasferite ai comuni, spesso troppo piccoli, tanto da obbligarli a convenzionarsi o costituirsi in unioni di comuni, anche proprio allo scopo di gestire al meglio le funzioni provinciali, per loro natura di dimensione sovra comunale? In buona sostanza, un’attenta e preventiva analisi d’impatto, come ha fatto la commissione bilancio del Senato, avrebbe sicuramente suggerito di lasciare le funzioni delle province alle province.
Che la questione del trasferimento delle funzioni ai comuni non sia una passeggiata lo ha capito anche lo stesso legislatore tant’è che con una norma di carattere prudenziale, e precisamente il comma 9 dell’art 17, del decreto legge 95/2012 , convertito nella legge 135/2012, ha sancito che il trasferimento delle funzioni è legato in modo indissolubile allo spostamento dei beni e delle risorse sia finanziarie che umane, necessarie all’esercizio di quelle stesse funzioni. Ma viepiù, tale spostamento di risorse presuppone altresì la revisione completa della normativa sulla finanza locale. Infatti, per assicurare ai comuni le entrate necessarie a svolgere le nuove funzioni, si dovrà necessariamente modificare l’ordinamento tributario locale. Ne consegue che, per far quadrare i conti e individuare criteri sostenibili per il passaggio di risorse e personale, inevitabilmente ci vorranno tempi molto, ma molto lunghi. Focalizzando ora l’attenzione sulle questioni che ci riguardano più da vicino, ci rendiamo conto che, a complicare ulteriormente la situazione, c’è un’inspiegabile lentezza decisionale della nostra Regione. E intanto i tempi stringono Entro il 2 ottobre il consiglio delle autonomie locali dovrà approvare un’ipotesi di riordino delle Province ubicate nel territorio della Regione. Il giorno successivo, quindi il 3 ottobre, il Cal dovrà inviare il tutto alla Regione, che poi trasmetterà l’ipotesi al Governo".
Orbene, a parte la convocazione del 17 settembre p.v., che servirà solo per imbastire una discussione sulla modifica della composizione del CAl, non ci sembra che qualche ipotesi concreta di riordino sia stata formulata a difesa del nostro territorio. Né ci è dato saper quando la Regione Calabria procederà all’impugnativa della norma sul riordino dinanzi alla Consulta, cosi come promesso dal Presidente Scopelliti nella seduta del Consiglio Regionale dello scorso mese di Luglio. Né tantomeno si riesce a capire perché, a differenza di altri che si sono dati da fare per tempo come, ad esempio, Novara (che ha presentato un’ipotesi di provincia quadrante) oppure Matera ( che ha deciso di muoversi sulla strada del ricorso), il nostro territorio sembra voler aspettare l’ultimo momento. Come rappresentante sindacale, ma ancor prima come cittadino di questa città, credo che sia giunta l’ora che, da più parti, si solleciti la Regione Calabria a voler accelerare l’iter per evitare che, quando verranno emanati i decreti attuativi, ci si trovi costretti ad affrontare un tema così delicato in una situazione di emergenza – urgenza".