‘Ndrangheta: processo “Falcos”, imputato assolto in appello
Svanisce lo spettro della condanna a nove anni e mezzo di reclusione inflitta in primo grado a Massimo Ciancio, 38 anni, di San Fili (Cosenza), ritenuto inizialmente colpevole di associazione per delinquere di stampo mafioso a seguito del suo coinvolgimento nell'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo calabrese denominata "Falcos". La Corte d'appello di Catanzaro, oggi, ha assolto l'uomo dal più grave capo d'imputazione, sentenziando anche un non doversi procedere per una più lieve accusa residuale. Ciancio ed un altro giovane - già assolto in primo grado - erano stati gli unici due dei numerosi imputati coinvolti nell'operazione "Falcos" che avevano scelto la via del dibattimento, mentre tutti gli altri scelsero l'abbreviato.
Il blitz condotto dai carabinieri scattò il 25 giugno 2009 per l'esecuzione di un'ordinanza cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari distrettuale di Catanzaro. L'attività' investigativa, secondo quanto reso noto dagli inquirenti, aveva consentito di delineare l'esistenza di un'associazione a delinquere di stampo mafioso che, scrisse il pm nella richiesta di rinvio a giudizio, "avvalendosi della forza intimidatrice del vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento ed omertà, nonché mediante l'uso delle armi, era finalizzata sia alla commissione di una serie di delitti quali estorsioni, danneggiamenti seguiti da incendio a scopo estorsivo, truffe, rapine commercio, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, omicidi, lesioni personali e minacce sia a privati che a rappresentanti di amministrazioni pubbliche, che a procurarsi profitti e vantaggi ingiusti acquisendo in modo diretto e indiretto la gestione e/o il controllo delle attività economiche sul territorio di Borgia e frazione interferendo anche nelle consultazioni elettorali del medesimo territorio". In sede di udienza preliminare nove imputati scelsero il rito abbreviato. I riti alternativi si conclusero, il 22 maggio 2010, con due assoluzioni e sette condanne - a pene comprese fra i dieci e i due anni di reclusione -, e queste ultime in sede di appello, il 24 marzo 2011, furono tutte confermate tranne una, lievemente ridotta. La normale udienza preliminare si concluse con rinvio a giudizio, invece, per Ciancio, un 29enne e Giuseppe Fraietta, il 24enne catanzarese scomparso l'8 agosto 2009, dopo essere uscito dalla sua abitazione, i cui resti furono poi trovati in una zona periferica del capoluogo calabrese nel febbraio 2010. Nei confronti di quest'ultimo il tribunale dichiarò il non luogo a procedere per morte del reo il 10 novembre 2010, mentre il processo per Ciancio e il coimputato si concluse il 23 settembre del 2011 con un'assoluzione per il 29enne e la condanna per Ciancio, oggi ribaltata in appello.