Carceri: disabile mentale recluso, appello di “diritti civili”
Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia "un caso di inaudita gravita', il dramma umano di un detenuto cosentino, O. G. , 57 anni, rinchiuso in un carcere calabrese, fuori dalla sua provincia, invalido, malato mentale e affetto da 10 gravi diverse patologie (stomaco, pancreas, fegato, reni, prostata, cuore, ernia cervicale, malattia mentale, insonnia, svenimenti, con paralisi braccio e gamba sinistra, a causa proprio dei frequenti svenimenti). Quest'uomo - spiega Corbelli - e' in carcere da 18 mesi, dall'aprile dello scorso anno, per un reato assolutamente minore: e' stato condannato per aver danneggiato la porta dell'ufficio di un professionista, con il quale avrebbe litigato". L'uomo, che di professione fa l'autista di automezzi pesanti, ha scritto dal carcere una lettera a Corbelli chiedendogli di aiutarlo e pregandolo di far conoscere a tutti la sua storia, la grande ingiustizia che sta subendo, il suo dramma, la sua sofferenza.
"Ancora una volta dall'inferno delle carceri - dice Corbelli - viene fuori il dramma umano di un detenuto gravemente malato. In questo caso e' una situazione di inaudita gravità, afferma Corbelli. Come si fa a tenere in carcere da 18 mesi una persona di 57 anni, invalido, malato di mente, paralizzato, affetto da 10 diverse gravi patologie? Giustamente quest'uomo mi scrive dicendo che considera la sua detenzione una vera e propria tortura. Non conosco questo recluso, ne' la sua vicenda processuale. So solo che il suo disperato e accorato grido di non può e non deve cadere nel vuoto. Un Paese civile, uno Stato di diritto ha il dovere di rispettare i diritti delle persone recluse. Quel detenuto invalido, paralizzato, malato di mente, affetto da dieci gravi patologie deve poter essere curato adeguatamente in una struttura specializzata.
Chi entra in carcere non perde certo i suoi diritti. Soprattutto se e' gravemente malato e rischia di morire in cella. Abbandonarlo, dimenticarlo in carcere e lasciarlo morire - conclude - e' un fatto disumano, indegno di un paese civile. Rivolgo un appello alle autorita' preposte chiedendo che si ponga subito fine a questa grande ingiustizia e disumanità".