Rdt: emergenza rifiuti, chiudere l’esperienza commissariale

Calabria Attualità

Riceviamo e pubblichiamo.

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Il commissario straordinario per l’emergenza rifiuti in Calabria, Vincenzo Speranza, ha pubblicato la procedura per l’affidamento del servizio di gestione degli impianti di trattamento dei rifiuti del sistema “Calabria Sud”, Reggio Calabria, Rossano, Crotone e Siderno, a seguito della fuga della multinazionale Veolia, prevista per il 23 novembre prossimo.

In realtà Veolia aveva annunciato molti mesi addietro la volontà di abbandonare la gestione degli impianti datando il proprio addio al 12 novembre, ma il commissario Speranza, pochi giorni fa, con una sua ordinanza, ha disposto il differimento dei tempi di consegna degli impianti dal 12 al 23 novembre.

L’ennesimo pateracchio amministrativo si profila dietro questa vicenda. Ci chiediamo perché il commissario Speranza, che da mesi sa della volontà di Veolia di andare via dalla Calabria - e non è mai troppo tardi, visto il “bottino” considerevole che porta con se, circa 41 milioni di euro, a fronte del fallimento totale nella gestione - abbia partorito con tanto ritardo e approssimazione una procedura per l’affidamento del servizio di gestione dei rifiuti che sarà, almeno per il momento, temporanea, al massimo di sei mesi rinnovabili per altri sei mesi. Le manifestazioni di interesse dovranno essere presentate entro il 12 novembre, solo qualche giorno dopo la pubblicazione della procedura di affidamento. Perché così poco tempo? Semplice incapacità dell’ufficio del commissario o altro?

Il dubbio si rafforza quando apprendiamo quanto pubblicato nella procedura per l’affidamento del servizio di gestione dei rifiuti che prevede, nel caso non pervengano offerte per tutti gli impianti entro il 12 novembre, la possibilità di affidare gli impianti anche singolarmente.

L’ufficio del commissario forse ha già contattato i “singoli” gestori degli impianti o è stato contatto da essi? E a quale profilo corrispondono? Potrebbero essere privati che già in parte gestiscono alcuni impianti di trattamento del ciclo dei rifiuti sui vari territori?

Queste domande sono diretta conseguenza della logica che ha mosso e muove l’ufficio del commissario in Calabria da 15 anni. Agire all’ultimo momento, sempre in emergenza e con la giustificazione di scongiurare danni per la salute pubblica e l’ambiente. Come se gestire il ciclo dei rifiuti bucando come una groviera il territorio calabrese, per buttarci dentro milioni di tonnellate di rifiuti tal quali o bruciarli a Gioia Tauro, non avesse già da molti decenni procurato gravi danni all’ambiente e alla salute dei calabresi e molti soldi a faccendieri, speculatori e ‘ndrine, come evidenzia la Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti in Calabria.

Ad ogni modo, sia che la manifestazione di interesse vada deserta, sia che avvenga successivamente con affidamento diretto dei singoli impianti da parte del commissario, si prefigura un’emergenza imponente della raccolta e smaltimento del ciclo dei rifiuti. Se così dovesse andare, in questo lasso di tempo che fine faranno i rifiuti? Resteranno per strada? Saranno, cosa poco credibile, spediti fuori regione? O saranno abbancati nelle discariche? Si provvederà all’allargamento di quelle esistenti, magari di proprietà di alcuni degli stessi “benefattori” che prenderanno in gestione gli impianti di Veolia? E a quanto corrisponderà in termini economici la gestione delle circa 1000 tonnellate di rsu previste per questo periodo temporaneo?

Di certo la vicenda testimonia ciò che stiamo dicendo da anni: questi impianti di trattamento dei rifiuti, questo modello di gestione basato su discariche e inceneritori è costato, grazie al commissariamento per l’emergenza rifiuti, circa due miliardi di euro serviti per costruire decine di nuovi impianti poi affidati a privati e a multinazionali del settore, per costruire decine di discariche senza il rispetto delle norme sanitarie, senza nessun controllo dei soldi pubblici, ignorando la volontà delle popolazioni e distruggendo interi territori.

Riteniamo, anche alla luce di quest’ultima vicenda, improcrastinabile cambiare il modello di gestione dell’intero ciclo dei rifiuti e chiudere, quindi, definitivamente, il prossimo 31 dicembre, l’esperienza commissariale restituendo il potere di programmazione e di gestione del ciclo dei rifiuti alle comunità ed agli enti locali, attraverso una gestione pubblica, partecipata e popolare.

Rete per la difesa del Territorio “Franco Nisticò”


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