Reggio Calabria, convegno al dipartimento di Agraria su Edward Lear
In occasione del 200° anniversario della nascita, Edward Lear (1812-1888) è stato al centro di un interessante seminario svoltosi mercoledì 12 dicembre presso il Dipartimento di Agraria dell’Università di Reggio Calabria, con la partecipazione di un pubblico numeroso e qualificato. Il tema “Il paesaggio di Edward Lear in Calabria e Sicilia” è stato introdotto dal Prof. Giovanni Gulisano, direttore del Dipartimento, ed ha avuto come relatore il Prof. Salvatore Di Fazio, docente di Costruzioni Forestali e Paesaggio. Nella prima parte della relazione è stata tratteggiato la figura di Lear, alternando note biografiche con il riferimento a brani tratti dai libri, dai diari e dagli epistolari dell’Autore. Ventesimo di ventuno figli, con un’infanzia contrassegnata da gravi difficoltà familiari e da malattie che lo accompagneranno per tutta la vita (epilessia, asma, forte miopia), sin da piccolo Lear trova nel disegno, nella pittura e nell’osservazione della natura un motivo di interesse e un campo di espressività che lo vedrà subito primeggiare.
Sin dall’età di 15 anni egli prova a guadagnarsi da vivere disegnando e nel 1830 riceve il suo primo incarico professionale per la realizzazione di illustrazioni zoologiche. John Edward Grey del British Museum lo assolda per raffigurare i pappagalli dello Zoo di Regent’s Park. Lear è il primo illustratore zoologico che realizza i suoi disegni dal vero, piuttosto che da esemplari impagliati, e lo fa con una maestria ancor oggi giudicata insuperabile. Ciò subito gli procura un ulteriore incarico presso la dimora di Lord Edward Smith-Stanley, Conte di Derby e appassionato naturalista, che diverrà presto suo mentore e mecenate. È attraverso un viaggio in Irlanda che Lear scopre la sua vera vocazione artistica: affascinato da luoghi come Glendalough e Wicklow, decide di dedicarsi alla pittura del paesaggio, intraprendendo da quel momento una vita instancabile di artista e viaggiatore. Vita quasi nomade, che lo porterà a risiedere in molte città, visitando e immortalando, attraverso escursioni talvolta avventurose, luoghi inconsueti di Italia, Grecia, Albania, Egitto, Palestina, India, solo per citarne alcuni.
Nel 1837, ricercandovi anche un clima più favorevole per la sua cagionevole salute, si stabilisce a Roma, che sarà per qualche anno la base operativa per diversi viaggi. Nel 1846, la pubblicazione in Inghilterra di un volume contenente i diari di viaggio e le illustrazioni relative alla sua escursione negli Abruzzi gli guadagnano la stima della Regina Vittoria, che lo vuole come proprio personale maestro di pittura. In Calabria Lear arriva nel 1847, sul nascere dei moti rivoluzionari, visitandone solo la parte meridionale in un modo certamente non convenzionale.
Lear attraversa luoghi sino ad allora poco frequentati dai viaggiatori e poco o mai rappresentati da artisti; si sposta prevalentemente a piedi, accompagnato da John Proby e da una guida locale. L’artista inglese disegna rigorosamente dal vero, con schizzi rapidi a matita e acquerello da cui ricaverà le litografie per la pubblicazione di “Journal of a Landscape painter in Southern Calabria”, un’opera spesso citata per gli aspetti letterari e la piacevolezza della parte narrativa, ma ingiustamente trascurata nella sua parte principale, ovvero le illustrazioni. Il Prof. Di Fazio ha sottolineato che “Lear perseguiva dichiaratamente una Topografia Poetica: l’osservazione e la rappresentazione del paesaggio hanno precisione e rigore scientifico, ma sono per l’autore un modo di vivere e approfondire il suo rapporto con la natura, cos’ come uno strumento per la comprensione e l’accettazione di sé. Camminare, viaggiare e dipingere sono parte di un’unica ricerca: la ricerca della definitiva dimora”. Il metodo, la capacità di lavoro e la produttività di Lear sono impressionanti: in una vita sempre in viaggio e costellata da mille difficoltà egli produce oltre 300 dipinti a olio e un numero di disegni e acquerelli stimabile intorno ai 16.000. Il prof Di Fazio ha inoltre ricordato che “nonostante Lear si definisse un Landscape Painter, la sua notorietà mondiale è legata soprattutto alle sue poesie nonsense, ai cosiddetti limericks e al suo straripante umorismo, grafico e verbale. Lungo tutta la sua vita, Lear affianca all’osservazione carica di stupore verso la natura e i paesaggi reali, la creazione di un paesaggio parallelo, una narrazione sottotraccia, fatta di una botanica fantastica, luoghi surreali, personaggi bizzari e situazioni strampalate di cui generazioni diverse, adulti e bambini, hanno goduto in tutto il mondo”.
Durante il seminario, nell’illustrare le rappresentazione del paesaggio siciliano realizzate da Lear, anche esse nel 1847, il Prof. Di Fazio ha mostrato alcune pagine dei taccuini di viaggio dell’Autore con gli schizzi caricaturali e una serie di vignette umoristiche che ne registrano le impressioni istantanee. Al termine della relazione, nel corso del dibattito, diversi interventi di docenti, studenti e operatori culturali hanno contribuito ad offrire ulteriori spunti di approfondimento. L’editore Domenico Laruffa ha tratteggiato la storia delle edizioni italiane del “Journal of a Landscape Painter...”, pubblicato con il titolo “Diario di un viaggio a piedi”, dando notizia di altre iniziative editoriali in corso, riguardanti gli epistolari di Lear e la pubblicazione di suoi disegni inediti. Il Prof. Enrico Costa, esprimendo un vivo plauso per l’iniziativa, ha sottolineato l’opportunità di legare la valorizzazione delle opere di Lear a quella del paesaggio calabrese, ad esempio con la proposta di uno specifico parco letterario. Il Prof. Pasquale Marziliano ha richiamato il valore esperienziale e sensoriale del rapporto con il paesaggio, quale aspetto importante della crescita personale e della formazione universitaria. Il dott. Alfonso Picone del CAI ha brevemente descritto le diverse iniziative attuate per valorizzare dal punto di vista escursionistico i luoghi e i sentieri battuti da Lear nel suo viaggio in Calabria. Sono altresì intervenuti rappresentanti di diverse associazioni culturali, tra cui il Club Unesco e Italia Nostra di Reggio Calabria, rimarcando il valore dell’iniziativa proposta dal Dipartimento di Agraria quale momento stimolante per un’approccio interdisciplinare al tema del paesaggio e per la condivisione di esperienze diverse all’interno di reti operative stabili.