San Luca, due arresti per mafia per appalto casa della legalità

Reggio Calabria Cronaca

Nella mattinata odierna i carabinieri a San Luca, hanno tratto in arresto in esecuzione dell’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal tribunale – sezione g. I. P. di reggio calabria, su richiesta della DDA Giuseppe Iofrida, 38 anni e Giuseppe Nirta, 25 anni, entrambi accusati di associazione di tipo mafioso.

Il provvedimento restrittivo è stato emesso in seguito di attività di indagine dei carabinieri nell’ambito dell’ indagine convenzionalmente denominata “Metano a San Luca”, per la quale il 15 settembre 2011 sono stati emessi 7 provvedimenti di fermo di indiziato di delitto.

Gli arrestati, sono vicini alla ‘ndrina Mammoliti alias “Fischiante”, operante in san luca e sul territorio nazionale, il cui capo, Francesco Mammoliti , è stato arrestato, sempre nell’ambito della medesima attività.

Giuseppe Iofrida, incensurato e di professione architetto e Giuseppe Nirta, legato da vincoli di parentela con il Mammoliti, con le loro condotte hanno assicurato alla cosca il controllo mafioso del territorio del comune di San Luca e le hanno consentito di raggiungere gli scopi criminali imposti, nel caso di specie il controllo dell’appalto denominato “pon sicurezza casa della legalità e della cultura a polsi”, consistente nella completa ristrutturazione di un fabbricato rurale sito in località polsi del comune di San Luca, per un importo ammontante a circa 600.000 euro.

Le modalità esecutive di tale disegno crimonoso, tutte fondate sulla forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che dallo stesso deriva, hanno consentito a Francesco Mammoliti, di accaparrarsi, di fatto, anche l’appalto riguardante la ristrutturazione della casa della legalità e della cultura di polsi.

Nello specifico, dalle investigazioni è emerso che sia l’architetto Iofrida sia Giuseppe Nirta, titolare dell’omonima impresa edile, sono stati coinvolti, a vario titolo e con differenti ruoli, nella gestione occulta del suddetto appalto pubblico, fornendo un’indispensabile collaborazione per il raggiungimento degli scopi e degli obiettivi dell’associazione stessa, coadiuvando Francesco Mammoliti in tale attività, superando i limiti fattuali relativi alla concreta gestione dell’opera in questione.

L’architetto Iofrida ha agito ed operato per conto del Mammoliti; in particolare, lo iofrida ha svolto un fondamentale ruolo di collegamento tra il capocosca mammoliti francesco (reale dominus della ditta individuale intestata al nipote Stefano Mammoliti che impiegava nell’area cantieristica in argomento i propri mezzi meccanici) e gli operai della ditta nisca di cotronei, aggiudicataria dell’esecuzione delle opere relative all’appalto e reiteratamente e consapevolmente, depistava le indagini fornendo dichiarazioni fuorvianti. Inoltre, in veste di libero professionista, incensurato, intratteneva numerosi contatti telefonici con Francesco Mammoliti e Francesco Messineo, arrestato nel luglio del 2012 dai carabinieri, con l’accusa di essere materialmente l’alter ego del mammoliti nella gestione dell’appalto; tali contatti telefonici, intrattenuti dallo stesso mediante l’utilizzo di una scheda sim intestata ad una sua compagna di scuola, venivano dallo stesso negati, ma confermati dalle attività di indagine esperite.

Altresì, ottenuta la nomina di direttore tecnico dell’impresa nisca, aggiudicataria dell’appalto, faceva assumere operai riconducibili alla ‘ndrina Strangio “Janchi”, sodalizio criminale assoggettato alla ‘ndrina mammoliti, tra cui Antonio Messineo, 40 anni, cugino di I° grado della moglie di Francesco Mammoliti, colpito da un avviso di garanzia in ordine al reato di fittizia intestazione di beni aggravata dall’aver agevolato organizzazioni mafiose. Si è appurato, inoltre, che l’architetto Iofrida, chiedeva all’impresa Nisca di stipulare contratti di nolo a freddo con l’impresa individuale di Stefano Mammoliti, ritenuta di proprietà di mammoliti francesco, zio di Stefano, creando altresì uno stato di assoggettamento nei confronti di Nicola Scavelli , titolare della ditta Nisca, facendo assumere operai vicini ai Mammoliti, nonché facendo lavorare mezzi della ditta del nipote dello stesso.

Gli elementi raccolti sul conto di Giuseppe Nirta, confermano i rapporti tra con il capocosca Francesco Mammoliti e gli altri sodali in relazione all’appalto in questione. Per realizzare tale condotta l’indagato stesso, reiteratamente e consapevolmente, depistava le indagini fornendo dichiarazioni fuorvianti e contrastanti con altre dichiarazioni acquisite nel corso delle indagini medesime. Inoltre, al fine di evitare eventuali indagini svolte nei suoi confronti e nei confronti di suo zio francesco, nonché al fine di agevolare le attività delittuose poste in essere da entrambi, negava di aver intrattenuto contatti con quest’ultimo asserendo anche di non avere nulla a che fare con l’appalto in questione.

Le condotte sopra descritte, complessivamente poste in essere dagli indagati, appaiono connotate dunque dalla consapevole volontà di fornire il proprio apporto fattuale al perseguimento degli obiettivi del sodalizio oggetto di indagini che, per mezzo dell’ausilio da loro fornito, ha potuto proseguire nell’accaparramento dell’esecuzione delle opere pubbliche nel territorio in cui l’associazione esercita la sua influenza.

Per la gestione dello stesso appalto, il 6 luglio scorso veniva tratto in arresto messineo francesco, con l’accusa di essere l’alter ego di Francesco Mammoliti nella gestione dello stesso, nonchè venivano notificati due avvisi di garanzia nei confronti di messineo antonio e l’odierno arrestato Giuseppe Nirta, ritenuti responsabili del reato di fittizia intestazione di beni aggravata dall’aver agevolato organizzazioni mafiose.