Monsignor Staglianò: “Le dimissioni del Papa non sono un trauma”
Perchè Benedetto XVI ha lasciato il soglio pontificio? Alla domanda che tutti in questo momento si stanno ponendo risponde Antonio Stagliano', vescovo di Noto e teologo fine (copiosa la sua produzione culturale) nato 53 anni fa ad Isola Capo Rizzuto. Intervistato da "Calabria on web", il magazine edito dal Consiglio regionale, il vescovo meridionale che parla fluentemente il tedesco, afferma: "Non parlerei di trauma. E' vero che un certo sconvolgimento questa scelta l'ha prodotta. Ma la comprenderemo gradatamente; forse meglio di noi i nostri posteri. Tuttavia, non sono state sconvolte le norme, perche' il codice di diritto canonico contempla anche un'eventuale dimissione del sommo pontefice, purche' avvenga nella piena libertà. Potrebbe sembrare cinica l'affermazione 'morto un Papa se ne fa un altro', e invece dice una verita' splendida: siamo tutti a servizio e nessuno e' indispensabile.
Ammiriamo l'umilta' di Benedetto XVI che si ritiene 'servo inutile', dopo aver fatto tutto quello che c'era da fare, e aver capito ora che per continuare a fare quello che c'e' da fare occorreva dimettersi, per permettere ad altri di avanzare operativamente l'azione di evangelizzazione". Definisce "illazioni da corridoio" le tesi per cui, grazie alle dimissioni di Benedetto XVI, si potra' finalmente dare compiutezza al Concilio Vaticano II ed avviare un rinnovamento delle istituzioni della Chiesa: "Il Concilio Vaticano II, proprio nell'anno cinquantenario della sua convocazione, sta conoscendo, grazie agli impulsi di Benedetto XVI, un approfondimento di tipo storico, teologico e pastorale". Per Stagliano' "La Chiesa si rinnova solo ritornando alla sua origine. Il Concilio Vaticano II ha avuto questo grande merito: non si e' scagliato contro nessuna eresia ne' ha condannato alcun riformatore. Ci ha voluto riportare alla genesi del cristianesimo e cosi' ha promosso il rinnovamento della Chiesa. Questa e' la strada, o meglio, il metodo che bisogna seguire. Dialogo, ascolto, incontro, proposta, annuncio: queste sono le parole-chiave del rinnovamento del corpo ecclesiale. E attenzione: la Chiesa non e' solo la Curia Romana. Questa e' al servizio della comunione universale, ma non il suo criterio. Guardiamo ai molteplici fermenti di fede, di carita', di grazia e di speranza sparsi in tutto il mondo e comprendiamo che le spinte del Concilio sono all'opera".
Fine della monarchia nella Chiesa? Per Stagliano' "parlare di monarchia o di democrazia nella Chiesa non pare appropriato. C'e' solo l'esigenza del governo che richiede spirito di discernimento e di servizio e non sete di potere. Qualora cio' avvenga, vuol dire che si e' travisato il Vangelo. Per cui, se vuole, piu' che di democrazia bisogna parlare di comunione, e piu' che di monarchia bisogna parlare di responsabilita' pastorale. Non si tratta di un gioco di parole, ma di essenza stessa della Chiesa. Ribadiamolo: la Chiesa cattolica non e' interpretabile (in ogni suo gesto) in termini solamente sociologici, perche' e' evento 'teandrico', coinvolge cioe' non solo l'elemento umano, ma anche l'azione stessa di Dio. Le dimissioni di Benedetto XVI, lungi dall'essere 'uno scendere dalla Croce', saranno di fatto un entrare piu' profondamente 'nello spessore della Croce', abitandone dimensioni nascoste, non appariscenti, eppure reali".
Sulla stanchezza del Papa e sugli scandali che hanno turbato la Chiesa, mons Stagliano' argomenta: "Che il Papa sia stanco ed affaticato, e' sotto gli occhi di tutti. La questione degli scandali e' stata affrontata con coraggio e realismo. E' chiaro pero' che problemi molto seri, insabbiati per decenni, non possono trovare una soluzione immediata. C'e' bisogno di tempo. E Benedetto XVI ha fissato le premesse perche' si giunga a una soluzione. Da esperto teologo e uomo di governo, lui capisce che non si potra' sanare, entro lo spazio".(AGI)