Spedizione punitiva nel catanzarese, 1 condanna e 3 assoluzioni
Si è concluso con tre assoluzioni ed una condanna il processo a carico di quattro catanzaresi, tra i quali un avvocato, mandati alla sbarra per avere, secondo le accuse, messo in atto una sorta di spedizione punitiva, nel lontano 2004, nell'ambito della quale furono picchiati un giovane e la sua fidanzata rea, sempre secondo quanto ricostruito nelle accuse, di aver preferito il primo lasciando dopo una breve storia uno dei suoi aggressori. Il tribunale di Catanzaro, alla fine, ha condannato un solo imputato a 2 anni di reclusione, con concessione della sospensione condizionale.
Si tratta di Mariano Aloisio, 39enne catanzarese, colui che avrebbe considerato un affronto intollerabile il fatto di essere stato respinto per un altro, ed avrebbe deciso di dare una sonora lezione alla sua ex ed al suo nuovo compagno, per il quale il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a 5 anni di reclusione. Assolti invece P. A, e G. L., per i quali il pm aveva chiesto 4 anni; e A. A. P., per il quale il pm aveva chiesto tre anni (tra gli avvocati impegnati Antonio Ludovico e Valerio Murgano). Gli imputati furono rinviati a giudizio il lontano 7 luglio del 2010 dall'allora giudice dell'udienza preliminare di Catanzaro, Camillo Falvo, che accolse la richiesta della Procura e dell'avvocato Vincenzo Ioppoli, che rappresenta le parti offese, A. F. 36 anni di Catanzaro, e la sua ragazza, M. V. Z., 38 anni originaria di Catanzaro ma domiciliata per ragioni di lavoro a Roma.
I fatti di causa risalgono al 14 marzo del 2004, quando i due fidanzati si trovavano in una villetta di Montauro (Catanzaro), dove avevano deciso di trascorrere il fine settimana. Secondo la ricostruzione dei fatti fornita all'epoca dai carabinieri della Compagnia di Soverato, domenica notte poco dopo le 2.30, il giovane respinto si sarebbe presentato davanti alla villetta assieme ai suoi tre amici, osservando dall'esterno i movimenti delle vittime predestinate e decidendo di entrare in azione quando le luci dell'abitazione erano spente.
Alcuni degli imputati, sempre stando alle accuse, si sarebbero a quel punto introdotti in casa forzando la porta, facendo così rumore al punto da allarmare la coppia che aveva chiamato i militari, e poi li avrebbero aggrediti, picchiandoli e distruggendo alcune delle suppellettili dell'appartamentino. Giunti sul posto, i carabinieri avevano rapidamente ricostruito l'accaduto anche grazie ai racconti delle vittime, identificato e condotto in caserma i sospettati. I quattro erano stati trattenuti su disposizione del sostituto procuratore della Repubblica Raffaela Sforza per acquisire elementi investigativi a loro carico, e infine denunciati a piede libero. Ma la ricostruzione dell'accusa, per tre di loro, è stata ritenuta infondata. (AGI)