Catanzaro: importante passo in avanti per il recupero di Palazzo Fazzari

Catanzaro Attualità

Importante passo in avanti verso il recupero e la valorizzazione dell’ottocentesco palazzo Fazzari, forse il più importante episodio storico-architettonico della città. La Regione Calabria, proprietaria di un vasto appartamento su due livelli situato all’ultimo piano (circa 700 metri quadrati), potrebbe cedere in comodato d’uso per trent’anni al Comune tale porzione del prestigioso immobile. Il Comune di Catanzaro, a sua volta, procederebbe ad una profonda ristrutturazione dei locali, oggi in una situazione di grave degrado, destinandoli ad un uso di natura culturale o di rappresentanza.

Questo percorso è stato disegnato dal sindaco Sergio Abramo e dall’assessore regionale al patrimonio Giacomo Mancini a conclusione di un sopralluogo che ha consentito di verificare lo stato del prestigioso appartamento. Al sopralluogo anche partecipato anche il vicesindaco e assessore alla cultura Sinibaldo Esposito, l’assessore regionale Domenico Tallini, il consigliere delegato all’urbanistica Carlo Nisticò, la responsabile del settore patrimonio della Regione dott. Fortunata Raschellà.

L’appartamento di palazzo Fazzari, che si sviluppa come detto su due livelli (ultimo piano e sottotetto), venne acquistato negli anni Ottanta dall’allora Ente Provinciale per il Turismo con un finanziamento regionale. Successivamente, soppressi gli Enti, il bene è passato alla Regione Calabria che avrebbe dovuto realizzarvi una sede di rappresentanza per il presidente della Giunta. A distanza di più di quasi 30 anni dal suo acquisto, l’immobile versa in una preoccupante situazione di degrado, per cui la Regione sarebbe disponibile a concedere il comodato d’uso gratuito trentennale in cambio di una ristrutturazione che possa valorizzare il bene.

Il sindaco Abramo e l’assessore Mancini hanno concordato sull’opportunità dell’operazione che consentirebbe, intanto, di recuperare un bene della collettività che rischia di andare in malora, ma soprattutto rilancerebbe l’azione più complessiva di riqualificazione dell’intero Fazzari. Una volta acquisita e ristrutturata, l’ala “pubblica” di palazzo Fazzari potrebbe ospitare un museo permanente o altre qualificanti attività culturali e di rappresentanza.

“Non bisogna dimenticare – ha sottolineato il sindaco – che palazzo Fazzari insiste sul tratto di corso Mazzini che vorremmo destinare ad isola pedonale permanente. È in corso un bando di idee che sta suscitando molto interesse tra i progettisti, soprattutto giovani. Ci sono le condizioni per realizzare attorno a palazzo Fazzari il vero cuore pulsante della città, il luogo d’incontro e di scambio sociale e culturale in cui tutti i catanzaresi possono identificarsi”.

Il sindaco ha colto l’occasione per ringraziare gli intellettuali che, anche in questi giorni, hanno sollevato la questione del recupero di palazzo Fazzari e tra questi l’ex vicepresidente del Consiglio regionale Quirino Ledda. L’assessore Mancini ha confermato “la straordinaria attenzione del presidente Scopelliti e della sua giunta per la città di Catanzaro ed il sostegno all’Amministrazione Abramo che è partita con il piede giusto per rilanciare il Capoluogo di Regione”. “Recuperare e valorizzare un bene che appartiene alla comunità – ha detto ancora Mancini – mi sembra sia una pratica di buona amministrazione”.

L’imponente costruzione ottocentesca ricade all’interno dell'antico quartiere ebraico della Giudecca, corrispondente all’attuale rione racchiuso tra il Banco di Napoli e Piazza Cavour, sul luogo ove esisteva la sinagoga poi trasformata in chiesa cristiana dedicata a S. Stefano. È proprio tra le due più grandi vie della giudecca, ortogonali all’allora corso Vittorio Emanuele ed alla via Principe Umberto, che sorse il palazzo neorinascimentale voluto dal generale garibaldino Achille Fazzari e che fu costruito tra il 1870 e il 1874 su progetto dall'architetto fio¬rentino Federico Andreotti.

Se non vi sono dubbi sulla committenza dell’edificio, annota l’architetto Oreste Sergi, altri se ne insinuano in merito alla paternità; diverse sono, infatti, le teorie che danno ora a Federico, ora ad Enrico, ora ad entrambi la “firma” del progetto. Palazzo Fazzari rappresenta comunque un unicum, una presenza che Emilia Zinzi definisce «isolata e, forse anche per questo ancor più significante nella sua qualificazione formale, della cultura architettonica dell’Italia unita, con un puntuale riferimento ai modi maturati nell’ambito di Firenze capitale e del neo-cinquecentismo, che aveva preso vigore in quegli anni attorno alla sua gloriosa Accademia…Palazzo Fazzari ebbe il suo ruolo di testimonianza d’una volontà di apertura verso la cultura nazionale, che rimase aulico pur se isolato episodio rispetto ad una consuetudine che, ormai da lungo tempo, aveva tratto ispirazione da esperienze napoletane, forse più facilmente traducibili anche nei modi formalmente modesti possibili ai nostri “maestri di fabbrica e stucco».

Grande importan¬za riveste anche l'interno, con l'ampio scalone decorato in finto marmo a stucco, le sale con arredi ottocenteschi d'epoca, l'elegante affre¬sco liberty del salone principale realizzato da Alfonso Frangipane e non ultime le decorazioni a “grottesche” di altri saloni realizzati da Enrico e Federico Andreotti. Quest’ultime sono realizzate nei soffitti dipinti dei saloni di palazzo Fazzari, così come in tanti altri esempi calabresi ed in altre aree italiane, in cui questo particolare tipo di decorazione è «motivata ora come nel Rinascimento dalla sua duttilità e neutralità sia rispetto alla pittura vera e propria, che nei riguardi dell’architettura».

Da segnalare al piano terra, l'antica farmacia Leone che, realizzata tra il 1893 e il 1895 da Federico Leone e dai suoi nipoti Nicola e Alfonso, rappresenta un vero e proprio monu¬mento della città. Anche in questo caso, affreschi, sculture, arredi si fondono in un ensamble storico-artistico che ancora oggi come nel passato colpisce l'immaginazione di chi vi entra suscitando come nel caso dello scrittore inglese George Gissing tali effetti, da fargli scrivere: «cercando una pozione o una pillola ci si trova in un museo d'arte dove sarebbe facile passare un'ora a studiare il banco, gli scaffali o il soffitto».