S.S. 106, la strada delle lucciole

Cosenza Cronaca

Hanno un’età media di 23 anni e provengono dalla Romania, Lettonia, Estonia, Lituania, Albania e paesi dell’Africa. Costrette a turni di “lavoro” che arrivano fino a 16 ore al giorno. È questo l’identikit delle ragazze che si prostituiscono sulla 106, tutte raccolte in un “fazzoletto” di strada di circa 18 chilometri che si estende da Sibari a Corigliano. Il prezzo della prestazione parte dalle 25 euro a salire. I frequentatori più assidui sono gli over 50 che svolgono «lavori di fatica», ci rivela una di loro e per lo più «sono camionisti di passaggio». Ovviamente non mancano i professionisti e i più giovani - ancora minorenni - alla ricerca della loro prima esperienza. Le prostitute sono divise e sistemate a seconda delle richieste di mercato: sul tratto principale della 106 lavorano quelle dell’Est-Europa (le più gettonate ndr); le ragazze di colore (soprattutto nigeriane) presidiano, invece, le stradine interne della statale oppure quelle zone della 106 a ridosso dei curvoni che non offrono una buona e comoda visuale al cliente. Da qualche tempo a questa parte pare siano stati rivoluzionati i “contratti lavorativi” tra datore (protettore) e dipendente (la prostituta).

Non si rende conto più al capo in base al guadagno delle prestazioni sessuali quotidiane ma al posteggio. Un modo più sicuro evidentemente per non far evadere le “tasse” alle ragazze. Fino a qualche tempo fa il pappone forniva alle lavoratrici un quantitativo giornaliero di preservativi e su quelli consumati si calcolava il fatturato della giornata, e quindi la parcella da consegnare. Un metodo oggi anche questo divenuto obsoleto dal momento che si è passati all’affitto del pezzo di strada con tanto di tariffario. Più il tratto è transitato, e di facile sosta per i clienti, e più il prezzo lievita. Si abbassa, invece, per quei punti stretti e bui delle stradine secondarie. Esistono, insomma, delle vere e proprie fasce: quelle di categoria A (le più costose) corrispondono ai “presidi” allestiti lungo il rettilineo principale della 106, che sono generalmente occupati dalle ragazze dell’Est. Le zone di fascia B, invece, a maggiore presenza di nigeriane, sono quelle isolate della zona industriale di Corigliano e i tratti della statale a ridosso dei curvoni che non offrono una buona e comoda visuale al cliente. Ma come arrivano queste ragazze in Italia.

La maggior parte di quelle che giunge dall’Est (Romania Lettonia, Estonia, Lituania e Albania) vengono vendute a intermediari, che a loro volta le consegnano agli imprenditori del sesso. Chi si ribella o tenta di sottrarsi a ciò che è stato deciso per loro diventa bersaglio di violenze fisiche. Un “approccio” diverso con le nigeriane, invece, che vengono soggiogate. Proprio perché provengono da una cultura che crede all’esoterismo e ai riti voodoo si fa presa sul ricatto psicologico. E in questo lavaggio del cervello giocano un ruolo fondamentale le stesse connazionali a cui vengono affidate una volta arrivate in quel Paese che pensavano fosse la loro opportunità di vita e invece diventerà solo una gabbia… il più delle volte senza via d’uscita.