‘Ndrangheta: il pentito Enzo Taverniti al suo primo esame

Vibo Valentia Cronaca

Oltre tre ore di deposizione dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia per il collaboratore di giustizia, Enzo Taverniti, al suo primo esame in videoconferenza nel processo con rito ordinario alla 'ndrangheta di Gerocarne, nel Vibonese, al centro dell'operazione antimafia "Luce dei boschi". Il pentito, principale teste dell'accusa, ha rivelato che già prima della collaborazione era divenuto un confidente della polizia facendo ritrovare il cadavere dello zio Antonio Maiolo, quest'ultimo presunto boss di Acquaro, nel Vibonese, rimasto vittima della "lupara bianca". Secondo Taverniti, ad eliminare Maiolo per ragioni di supremazia mafiosa sarebbero stati Vincenzo Loielo, cognato del collaboratore, ed Antonio D'Amico di Piscopio.

Loielo è stato poi a sua volta ucciso il 22 aprile 2002, mentre D'Amico è stato eliminato il 2 giugno 2005. Per Taverniti, il "locale di 'ndrangheta" di Ariola, frazione di Gerocarne, sarebbe stato diretto da Antonio Altamura, definito "il più pericoloso di tutti anche se sembra un uomo di Chiesa", con accanto i Loielo che avrebbero "controllato" i comuni vibonesi di Dasè, Pizzoni e Vazzano, ed i Gallace che avrebbero "controllato" il paese di Arena. Un ruolo nelle dinamiche della 'ndrangheta delle Pre Serre avrebbero poi avuto i Bellissimo della frazione Sant'Angelo di Gerocarne, i Santaguida di Gerocarne, e Francesco Gallace, ucciso il 25 ottobre 2003 nella "strage di Ariola".

Fra gli affari dei clan raccontati dal pentito, anche le "mazzette" alle ditte impegnate nei lavori sull'A3, divise fra i Loielo ed i Mancuso di Limbadi, con l'imprenditore ed imputato Giuseppe Prestanicola di Soriano Calabro che avrebbe invece monopolizzato tutte le forniture di calcestruzzo. (AGI)