‘Ndrangheta: pentito, pronto a ritrattare se stato non mi ascolta
Un contributo mensile di 900 euro ridotto a 500; sicurezza personale non garantita dal Servizio centrale di protezione; sistemazione in un alloggio fatiscente ed in un immobile abitato da pregiudicati dediti allo spaccio di stupefacenti.
Queste le motivazioni che hanno indotto il collaboratore di giustizia vibonese, Eugenio William Polito, a lasciare la località protetta per far rientro in Calabria, per come da egli stesso spiegato nel corso di una conferenza stampa indetta stamane a Vibo Valentia. Il pentito, assistito dall'avvocato Giovanna Fronte, ha poi dichiarato di essere pronto in caso di mancato ascolto da parte del Ministero dell'Interno a ritrattare tutte le accuse nel processo contro il clan Mancuso nato dall'operazione antimafia "Black money" in corso dinanzi al Tribunale di Vibo. "Mi sento abbandonato e tradito dalle istituzioni - ha detto - che non hanno sinora rispettato gli impegni presi quando ho iniziato a collaborare".
Polito, 32 anni, originario di Tropea, in passato titolare di un autosalone a Vibo, collabora con la giustizia dal 2009 e le sue dichiarazioni sono confluite, oltre che in "Black money", anche nelle inchieste antimafia "Peter Pan" contro il clan La Rosa di Tropea e "Ragno" contro il clan Soriano di Filandari. L'8 aprile 2013, Polito e' stato arrestato in una localita' del Nord Italia, dove si trovava sottoposto al programma di protezione, con l'accusa di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione in quanto avrebbe costretto, secondo l'accusa, la fidanzata e la sua precedente ragazza a prostituirsi. (AGI)