‘Ndrangheta: Gup, potere clan Mancuso solo scalfito da indagini
Il gup di Catanzaro, Maria Rosaria Di Girolamo, dopo oltre 6 mesi dal verdetto datato 29 luglio 2014, ha depositato le motivazioni della sentenza in abbreviato a carico di 22 imputati del processo "Black money" contro il clan Mancuso di Limbadi (Vv).
Le motivazioni del verdetto, contenute in 903 pagine, confermano il presunto perdurante controllo degli affari criminali in vaste aree del Vibonese da parte del clan Mancuso, solo scalfito da precedenti inchieste. Al contempo, il giudice nelle motivazioni spiega il percorso logico-giuridico seguito per dimezzare le condanne totali (121 anni di carcere) chieste dal pm della Dda di Catanzaro, Marisa Manzini, ed arrivare cosi' a pene per complessivi 60 anni di reclusione.
Fra le assoluzioni "eccellenti" per "non aver commesso il fatto" quelle di: Antonio Maccarone (genero del boss Pantaleone Mancuso cl. '47) per il quale il pm aveva chiesto 5 anni e 6 mesi; dell'imprenditore vibonese Domenico De Lorenzo (5 anni la richiesta); del costruttore di Drapia (Vv) Antonio Mamone (5 anni la richiesta); dell'imprenditore Bruno Marano (5 anni la richiesta); di Nunzio Manuel Callà, indicato come "braccio-destro" del boss Pantaleone Mancuso, detto "Scarpuni" (5 anni la richiesta). Sul punto, l'indagine "Purgatorio" condotta dal Ros di Catanzaro, all'epoca diretto dal maggiore Giovanni Sozzo, e confluita nel processo "Black money", non ha retto al vaglio probatorio del gup. (AGI)