‘Ndrangheta: traffico reperti archeologici, indaga Dda Catanzaro
La Dda di Catanzaro, nell'ambito dell'inchiesta "Purgatorio" sfociata poi nell'operazione "Black money" contro il clan Mancuso di Limbadi (Vv), ha aperto un nuovo filone di indagine su i reperti archeologici trafugati attraverso scavi clandestini nel Vibonese.
A svelare l'esistenza di questo troncone investigativo è stato stamane il colonnello Giovanni Sozzo, dal 2008 al 2012 alla guida del Ros di Catanzaro, deponendo nel maxiprocesso "Black money" contro il clan Mancuso in corso dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia.
In particolare, rispondendo alle domande del pm Marisa Manzini, l'ufficiale dell'Arma ha spiegato di aver riscontrato nel corso delle indagini confluite nell'inchiesta denominata "Purgatorio" l'esistenza di "rapporti diretti di alcuni soggetti vibonesi, fra cui un operaio specializzato in scavi, un imprenditore di auto ed un giornalista-archeologo, con il boss Pantaleone Mancuso cl.'47".
I personaggi coinvolti, ha spiegato il colonnello del Ros, in più occasioni, si sarebbero recati dal boss Mancuso, nel suo casolare di campagna a Limbadi, per pianificare un business milionario legato ai reperti archeologici che venivano prelevati soprattutto nella città di Vibo Valentia attraverso scavi abusivi e clandestini. L'organizzazione, secondo il Ros, avrebbe poi piazzato i reperti archeologici anche nei circuiti illegali esteri.
17:43 | Il boss Pantaleone Mancuso di Limbadi (Vv) , detto "Vetrinetta", avrebbe coltivato negli anni insospettabili rapporti con esponenti della politica vibonese anche di rilievo provinciale. È quanto riferito oggi in aula, dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia, dal colonnello del Ros Giovanni Sozzo che ha deposto nel processo "Black money" contro il clan Mancuso.
Il teste ha spiegato che dalle indagini e dalle numerose intercettazioni ambientali e telefoniche è emerso l'interessamento del boss Mancuso per le elezioni amministrative del 2011 in tre Comuni del Vibonese: Limbadi, Joppolo e Ricadi, quest'ultimo tuttora commissariato proprio per infiltrazioni mafiose.
Ad interessarsi alle elezioni ed a procacciare voti anche il genero di Mancuso che già ricopriva ruoli elettivi all'interno della Provincia di Vibo Valentia. Il colonnello del Ros ha anche ricordato che a chiedere voti al boss Mancuso andò pure un sacerdote del Vibonese che aveva un nipote candidato a consigliere comunale in un Comune del Vibonese nelle elezioni del 2011.(AGI)